Covid-19
Ma davvero la Sicilia è a rischio lockdown? Oggi la riunione del comitato tecnico-scientifico
CATANIA – Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci ha giustamente sottolineato ieri mattina a margine della giornata conclusiva del seminario “La sanità post Covid-19” al teatro Bellini di Catania che «i numeri dicono che la Sicilia rispetto alle regioni del Mezzogiorno non è in emergenza». Il riferimento era soprattutto alla Campania che viaggia sui 700 contagi al giorno contro i 200 della Sicilia. Ma proprio ieri l’isola ha fatto un balzo in avanti con 285 casi diagnosticati avvicinandosi ai 664 casi campani. Che restano ancora lontani, ma il trend di crescita è davvero preoccupante. Ma quello che ci avvina davvero alla Campania è l’indice di contagio Rt.
Ed è proprio per questi numeri che la Sicilia viene inserita tra le cinque regioni a rischio lockdown in Italia. Con l’Rt in zona allarme arancione infatti non c’è solo la Sicilia (1,34) ma anche Piemonte (1,33), Campania (1,31) e Basilicata (1,33). Ma anche i numeri registrati in Lombardia (983 nuovi casi ieri), sono decisamente allarmanti, da spia arancione. E non si può escludere che oggi vengano prese decisioni che possano limitare gli spostamenti in questi territori. Sono diversi gli organi di informazione, tutti autorevoli, che riportano di questo rischio.
Oggi è stata convocata d’urgenza una riunione del Comitato tecnico scientifico (Cts) con il ministro della Salute Roberto Speranza. In ballo ci sono le nuove misure del Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm), che sarà varato a giorni. forse anche domani (la data prevista è mercoledì). E, a parte (per ora) il lockdown totale, nessun provvedimento viene escluso a priori, visto l’aggravarsi della situazione. Dal coprifuoco per i locali a partire dalle 23 al divieto di vendita di alcolici dopo una certa ora, alla sosta off limits in piedi fuori dagli stessi; dall’estensione dello smartworking alla riduzione della percentuale di passeggeri sui mezzi pubblici, allo stop agli spostamenti tra regioni, tutto è in teoria possibile.
Quindi anche di ritrovarsi con la possibilità di non poter uscire dalla Sicilia per il divieto di spostamento che potrebbe essere introdotto con il Dpcm. «In questo momento non può essere escluso nulla – ha detto per gli Affari Regionali Francesco Boccia – ma non escludere interventi non significa chiudere ma essere pronti ad ogni intervento». Nei prossimi giorni Boccia convocherà nuovamente la cabina di regia con le Regioni proprio per fare il punto della situazione e valutare con i governatori le possibili mosse.
Oggi con gli esperti del Cts si valuterà cosa chiudere a partire dal 15 ottobre, data di scadenza dell’ultimo Dpcm, attualmente in vigore. Probabile che scattino prima di tutto limitazioni per eventi pubblici e feste private, compresi nozze e battesimi, fino ai funerali. In Sardegna la Regione ha deciso di aprire i palazzetti dello sport fino a 700 persone (misure analoghe sono state già adottate anche altrove), ma nel nuovo Decreto potrebbe tornare la soglia non superabile dei 200 spettatori. Altra questione topica i trasporti pubblici: l’80 per cento della capienza, molto superiore a quanto indicato dal Cts, potrebbe essere ridimensionata come soglia.
La situazione sembra sfuggire di mano, con una crescita dei contagi non esponenziale, ma costante e per ora inarrestabile. Si pensa, con preoccupazione, alla saturazione delle strutture sanitarie per l’afflusso di malati in reparti ordinari e di terapia intensiva. Secondo lo studio strategico per la fase autunnale-invernale, con l’indice di contagiosità Rt superiore a 1,2 – livello già raggiunto in Sicilia -, in 2-3 mesi gli ospedali avrebbero un sovraccarico.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA