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Dall’urban free running al kitesurfing: il brivido di tutti gli sport estremi

Di Redazione |

ROMA – Se c’e’ una icona dello sport estremo, forse e’ il francese Patrick de Gayardon, paracadutista acrobatico, progettista della tuta alare, che nel 1994 si lancio’ in skysurf sopra il Polo Nord e che mori’ durante un volo di prova con la sua tuta, nel ’98. Ma oggi sono moltissimi, in tutto il mondo e anche in Italia, gli appassionati di quegli sport o attività di estrema difficoltà, “ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano”, definiti appunto estremi. Attività che a volte purtroppo finiscono in tragedia, come nel caso del base jumper – un turista inglese – morto oggi dopo essersi lanciato con la tuta alare da una cima dell’Agordino, nel Bellunese. Sempre più popolare, cosi’, è l’urban free running (abbreviato 3run) che basa le proprie origini e i propri movimenti sul parkour ed e’ l’arte di spostarsi in ambienti urbani creando spettacolo attraverso la bellezza dei movimenti, come salti mortali o altre acrobazie.

L’urban free running

Pura resistenza fisica e’ invece l’ingrediente delle ultramaratone, corse a piedi di centinaia di chilometri anche in “ambienti ostili”. Il paracadutismo, impiegato inizialmente in ambiti esclusivamente militari si e’ poi diffuso come pratica sportiva, anche estrema. Cosi’ il base jumping, appunto, che consiste nel lanciarsi nel vuoto da varie superfici, rilievi naturali, edifici o ponti, e atterrare mediante un paracadute, o anche una tuta alare. In alcuni Paesi e’ stato dichiarato illegale proprio per l’alta pericolosità. Ed ancora il bungee jumping (ci si lancia da un luogo elevato, ad esempio un ponte, dopo essere stati imbracati con una corda elastica), il parapendio, il ‘freestyle motocross’ (una variazione del motocross che si concentra sull’abilita’ dei piloti nel compiere acrobazie durante i salti, alti anche 20 metri), la Bmx, una corsa con particolari biciclette da ciclocross su un tragitto pieno di curve, dossi, ostacoli di ogni tipo.

Freestyle motocross

Tra gli sport estremi in acqua, l’hydrospeed (nuotare nei torrenti seguendo la corrente), l’immersione in grotta, il cavern diving, o alcune forme di rafting, che e’ una discesa fluviale su un particolare gommone, il raft (nel torrentismo, invece, il torrente si percorre a piedi, mentre se la cascata d’acqua è ghiacciata c’è l’arrampicata sul ghiaccio). Ed ancora, oltre al tradizionale surfing o windsurfing, il kitesurfing, nato alle Hawaii, che si pratica con una tavola e un aquilone (kite o ala) manovrato da una barra di controllo.

Kitesurfing

Ma c’e’ anche chi e’ appassionato di rugby subacqueo o di Dws, il Deep Water Soloing, una forma di arrampicata libera solitaria che si pratica sulle scogliere, dove l’unica protezione è data dalla presenza dell’acqua alla base della parete. Infine, una delle novita’, è lo streetluge, praticato soprattutto negli Usa, che consiste nel lanciarsi per strada con un mezzo privo di motore che sfrutta la forza gravitazionale.

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