Politica
Lega, il piano B nei comuni siciliani: «Meglio soli che mal accompagnati»
Catania. Alla fine, più per necessità che per voglia, potrebbe prevalere la linea del «meglio soli che mal accompagnati». La Lega, in attesa del responso di Nello Musumeci sulla federazione, è in affanno nell’imporre il brand di primo partito del centrodestra nazionale nel complicato risiko delle elezioni amministrative d’autunno in Sicilia.
Il caso-simbolo è a Milazzo, fra i comuni strategici ufficialmente rivendicati da Matteo Salvini dopo le rinunce sui candidati governatori di Campania e Puglia. Nel Messinese s’è subito rotto il giocattolo: Lorenzo Italiano, il civico su cui il Capitano ci ha messo la faccia in piazza, impallinato da Forza Italia e Fdi, ha fatto un passo indietro e tutta la coalizione converge su Pippo Midili, vicino a DiventeràBellissima. I leghisti provano ad accodarsi in nome del «progetto unitario di centrodestra» rilanciato dal commissario provinciale Matteo Francilia e del capogruppo all’Ars Antonio Catalfamo. Ma gli alleati restano freddi. E la condizione di rinunciare al simbolo per la Lega è «inaccettabile». Fino al punto di scegliere una corsa solitaria? Anche ad Agrigento il tentativo di ribaltone sulla candidatura di Marco Zambuto non ha sortito gli effetti sperati. L’ex dem è stato blindato soprattutto dai forzisti e alla Lega non resta che l’asse con gli Autonomisti di Roberto Di Mauro. La soluzione più naturale sarebbe l’appoggio al civico Franco Miccichè, ma i vertici leghisti non smentiscono l’ipotesi di «un altro nome condiviso». A gestire la trattativa è l’eurodeputata Annalisa Tardino, nominata commissaria anche con il complicato compito di costruire una lista competitiva. Ancor più imbarazzante è la situazione di Enna. Non è bastata l’uscita di Italia Viva (ufficialmente per incompatibilità con i salviniani) dalla coalizione di Maurizio Dipietro a convincere civiche e centrodestra ad accettare la convivenza con l’ingombrante simbolo del Carroccio.
E allora l’unico candidato leghista non solitario potrebbe arrivare ad Augusta, grazie a un “baratto” con Fratelli d’Italia: via libera a Massimo Casertano (in trincea l’ex deputato regionale alfaniano Enzo Vinciullo, sempre più apprezzato dai big leghisti) in cambio del sostegno, a Vittoria, al meloniano Salvo Sallemi, mollando Nello Dieli, altro aspirante di centrodestra. A firmare il patto sarebbero Salvo Pogliese e Nino Minardo, che lavora a una lista forte nel Ragusano.
C’è tutto questo (e molto altro ancora) sul tavolo del segretario regionale Stefano Candiani, che a Catania ha fatto il punto con i vertici regionali e locali sulle Amministrative, ma anche sulla federazione dei movimenti. Il proconsole siciliano di Salvini, si è espresso in modo più netto sul «boh» di Musumeci all’accordo in tempi rapidi. «Matteo ha la dote della pazienza, ma tirare troppo la corda non conviene a nessuno, soprattutto al governatore che punta a ricandidarsi», è la linea che emerge. E poi, fra le annunciate «importanti novità nella riorganizzazione del partito in Sicilia», è stato ufficializzato il tandem di vice Candiani: l’assessore catanese Fabio Cantarella e il sindaco di Chiusa Sclafani, Francesco Di Giorgio. Per il primo un riconoscimento dopo un paio di rinunce pesanti (la candidatura alle Europee e l’assessorato ai Beni culturali, assicurato da Salvini in persona fino a 24 ore prima della nomina di Alberto Samonà), per il secondo un premio per il lavoro nel «comune più leghista di Sicilia», nel Palermitano.
AGGIORNAMENTO:
«Meglio soli che male accompagnati? Noi partiamo dalle persone, dai programmi e dalle ragioni per cui fare una campagna elettorale assieme. I matrimoni obbligati non funzionano mai: o c’è amore e si convola a nozze, oppure diventano cose forzate che, temo, col tempo possano sfiorire. Quindi non sforziamo alcunché, ma diamo tanti bei messaggi, e vogliamo, evidentemente, vedere che l’altra parte ricambi. Se non c’è non abbiamo imbarazzi e certamente non abbiamo dubbi» ha detto Candiani, sull’ipotesi di accordi politici ed elettorali con Diventerà Bellissima, il movimento del governatore Musumeci. «Quello con Diventerà Bellissima – ribadisce Candiani – è per noi un rapporto privilegiato , perché abbiamo nel nostro Dna la forma federativa che è quello della Lega che cresce con i rapporti sul territorio. Non esisterebbe la Lega di Matteo Salvini se nel tempo non ci fossero aggregate esperienze sui territori in tutte le regioni italiane. Diventerà Bellissima è visto in Sicilia come il Movimento Sardo d’azione in Sardegna. Ma – osserva il segretario del partito nell’Isola – non è l’unica esperienza che c’è in Sicilia, ce ne sono delle altre che hanno avuto anche dei bei risultati in passato a cui ci stiamo rivolgendo con attenzione».
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