Economia
«StM pronta al mondo che verrà, Catania resta per noi strategica»
Catania. «Abbiamo dimostrato resilienza». Detta così da un bergamasco, il pensiero va alla tragedia immane vissuta da quel pezzo di Lombardia. E alla sua città ci pensa, eccome se ci pensa, Orio Bellezza, presidente Technology, Manufacturing, Quality di StMicroelectronics e amministratore delegato di St Italia.
Stavolta però la resilienza su cui mette l’accento è quella di cui è stato capace il colosso italofrancese della StM al tempo della pandemia, mettendo il segno + accanto alle cifre del primo trimestre di questo disgraziato 2020. «Avevamo aspettative ancora migliori, ma non potevamo non risentire dello tsunami della pandemia, peraltro partita dalla Cina dove StM è presente in maniera importante (a Shenzen c’è un sito produttivo tra i più strategici della galassia StM, ndr) e da dove tutto è partito. Abbiamo incontrato e sofferto non poche difficoltà logistiche in tutta l’area del Far East».
Ma chi lavora nella microelettronica – sinonimo di futuro – sa di dover guardare sempre avanti. E Bellezza lo fa. «Si dibatte se la curva della ripresa sarà a V, a L, chissà come sarà. Noi in StM stiamo lavorando comunque su un piano di crescita per il secondo semestre, anche se con una forchetta per forza di cose ampia, con ricavi tra 8,8 e 9,5 miliardi».
Molto dipenderà dall’entità del previsto calo dell’automotive, «che vive un cambio epocale, con il processo di elettrificazione che avrà una forte accelerazione. E noi siamo ben posizionati anche qui».
Intanto sono i giorni delle App, della tracciabiltà degli spostamenti, di connessione con la rete 5G, della teledidattica e quindi di supporti, di devices che vivono una nuova dimensione di crescita, dai notebook ai tablet. Soprattutto è il tempo dello smart warking e comunque di un ricorso massiccio a tecnologie che abbisognano di maggiore efficientamento energetico. Il campo d’intervento è quindi quello dell’elettronica di potenza, degli orizzonti aperti dall’uso del carburo di silicio, fattori che rimandano direttamente al sito catanese di StM e agli investimenti in atto. «Con i cantieri chiusi, il cronoprogramma ha forzatamente subito dei rallentamenti, ma quanto previsto resta per noi altamente strategico, come prova il fatto che nel 2019 su un totale di 280 milioni di investimenti in conto capitale previsti in Italia, 123 riguardano Catania».
L’accento è bergamasco, ma l’imprinting resta quello di Pasquale Pistorio declinato poi anche da Carlo Bozotti e Carmelo Papa, nei rispettivi ruoli ai vertici di StM: darsi orizzonti ampi, «non piani limitati al prossimo semestre, puntare su ricerca e sviluppo».
Così il sito di Catania è rimasto in piedi in un mondo che dagli anni di Pistorio a oggi è cambiato più e più volte. Grazie alle strategie del management ma anche a un contesto, lavorativo e sindacale, lucidamente favorevole, pur nella fisiologica dialettica. «Alla nostra gente di Catania la StM può dire soltanto grazie. E in generale non vedo i sindacati come controparte ma come stimolo a fare di più».
Un rapporto quello tra azienda e lavoratori che ha vissuto giorni non banali quando si è trattato di mettere in sicurezza il sito, i siti dopo alcuni casi di positività. «Ci è stato riconosciuto un impegno importante, anche da parte sindacale, anche se non da tutte le sigle (a Catania la Uilm ha avuto i toni più accesi, ndr). Abbiamo seguito le norme, l’approccio scientifico e soprattutto abbiamo agito da buon padre di famiglia, pensando alle persone, al loro rispetto. Abbiamo massicciamente fatto leva sullo smart working per tutto ciò che non riguarda la produzione, col 95% di personale al lavoro da remoto, dimezzando le presenze negli altri settori. Oggi nei siti siamo al 17% di presenze totali».
Praticamente un deserto rispetto ai ritmi delle cittadelle del futuro che sono i siti di StM. «Però c’è grande voglia di ritornare alla normalità». E detta così, da un bergamasco, come prima per la resilienza, il pensiero va ben oltre una curva economica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA