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Il governo regionale verso il rimpasto: ecco chi entra e chi esce

Di Mario Barresi |

CATANIA – «Stavolta dovremmo “quagliare”», è la profezia che un pezzo grosso del centrodestra siciliano spera sia auto-avverante. «Stavolta» dovrebbe essere venerdì. Quando, a due settimane dallo scorso vertice (ritenuto «interlocutorio», anche perché «eravamo in pieno lockdown e chi di dovere aveva ben altro a cui pensare»), il governatore Nello Musumeci e i maggiorenti della coalizione si rivedranno per fare il punto soprattutto su un paio di temi rimasti in quarantena: la nomina dei dirigenti generali e, soprattutto, il rimpasto in giunta. Due argomenti strettamente connessi, e a loro volta legati ai nuovi equilibri della maggioranza.

I caminetti del centrodestra: che dobbiamo fare con Nello?

La griglia dei nomi che andranno ai vertici della burocrazia regionale (dopo la proroga di tutti i contratti al 30 maggio) ha avuto tutto il tempo per essere ponderata e limata, accontentando sostanzialmente quasi tutti i desideri dei partiti. Il puzzle più complicato da comporre, invece, riguarda quello che il governatore aveva definito «un tagliando di metà legislatura» a cui sarà sottoposta la giunta.

Il pendolo del nuovo bilanciamento è Forza Italia. Se davvero dovesse rinunciare all’Agricoltura (assessorato preteso dalla Lega come “scalpo” per entrare ufficialmente nel governo Musumeci: calano le quotazioni del deputato Orazio Ragusa, si parla di un esterno che gode della fiducia del segretario regionale Stefano Candiani, ma anche del deputato nazionale Nino Minardo), gli azzurri saranno autorizzati a giocare in contropiede. E così, nonostante la consistenza numerica del gruppo all’Ars (eroso da numerosi addii di deputati) si sia ridotta, il partito del commissario regionale Gianfranco Miccichè può puntare a mantenere le poltrone se non addirittura a incrementarlo. Il problema, però, non è il numero dei posti, ma chi li occuperà. In brusco calo, ormai da tempo, il rating di Edy Bandiera, e non soltanto perché la sua delega, l’Agricoltura, è la “terra promessa” ai salviniani. Blindato, nonostante il pressing di Miccichè, anche il posto di Gaetano Armao, vicepresidente e assessore all’Economia. Fra gli intoccabili Marco Falcone, che si tiene stretto le Infrastrutture. A cambiare assessorato, invece potrebbe essere Bernardette Grasso, a cui toccherebbero i Beni culturali, interim che Musumeci non ha mai assegnato dalla morte di Sebastiano Tusa. Il posto di Grasso, allora, sarebbe destinato a Toto Cordaro (centrista in rotta con Saverio Romano e più che mai “pretoriano” di Musumeci), che lascerebbe il Territorio e ambiente proprio a Forza Italia. Una prateria, per sperimentare l’era della sburocratizzazione diventata il pallino di Miccichè. Che riflette sul nome giusto al posto giusto. I rumors sul deputato Riccardo Gallo e sul dirigente trapanese Tony Scilla s’infrangono su un nuovo identikit: un agrigentino di spessore, per ora senza poltrone di rango. Nel rimpasto vuole entrare ovviamente anche il gruppo Ora Sicilia, legittimato a chiedere un assessore, magari a scapito delle componenti centriste. E i “diversamente grillini”? «Per loro è troppo presto», dice un esponente del centrodestra riferendosi ai 4-5 del M5S in rotta col gruppo a trazione ortodossa. Se ne riparlerà, magari, al prossimo tagliando.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA