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Il Comune di Catania rinuncia a droni contro il coronavirus: «Non abbiamo vigili»

Di Maria Elena Quaiotti |

«Pazzi di catena»: è la colorita espressione dell’assessore comunale alla Sanità Giuseppe Arcidiacono nel commentare le tante persone che ancora ieri in città sono uscite di casa. Si sono infatti registrate, nonostante il maltempo, code ai supermercati, alle poste, gente a piedi e troppe macchine in giro. «Non basterà avere zero infetti – precisa l’assessore – per essere sicuri di aver debellato il Covid-19, sarà necessaria una ulteriore quarantena per essere sicuri di averlo debellato». E in città, per tentare di arginare le violazioni alle misure di contenimento del contagio, non ci sarà neanche il pretesto dell’utilizzo dei droni per la sorveglianza di chi “sgarra”. L’Enac, in deroga all’articolo 7 del proprio regolamento, ha infatti dato il via libera fino al 3 aprile “a Polizie (nazionali e locali) all’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto con mezzi aerei di massa operativa inferiore ai 25 kg, autorizzati a volare fino a 15 metri di altezza anche nelle aree limitrofe agli aeroporti civili”. Tra i Comuni che hanno subito colto la nuova modalità di sorveglianza ci sono Forlì, Siena, Acerra, Bareggio (hinterland di Milano), San Severino Marche, Monreale ha subito avviato uno studio di fattibilità. Catania no, anche perché la deroga “autorizza gli enti di Stato, all’art. 744 del codice della navigazione e delle polizie locali dei Comuni italiani a utilizzare propri droni, se impiegati nell’ambìto delle condizioni di emergenza dovute all’epidemia Covid-19”.

«Noi – sottolinea Stefano Sorbino, comandante Polizia locale – stavamo lavorando sui droni prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria, valutandone la fattibilità e forti di aziende private locali che avevano offerto la propria tecnologia. Attualmente, nella situazione di emergenza che stiamo vivendo, riteniamo di non dover e poter sprecare risorse e uomini su un progetto sperimentale che richiede personale giovane e fresco in grado di utilizzare questa tecnologia, personale che attualmente non abbiamo. In futuro, finita l’emergenza, potremmo riprendere il progetto».

Di droni si era parlato anche in Prefettura, in sede di Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, dove «si è deciso – afferma Arcidiacono – in fase di emergenza sanitaria, di scindere i controlli in città: al Comune quelli sulle attività commerciali, alle forze dell’ordine quelli sulle persone». I vigili del fuoco, che in tempi di emergenza Coronavirus hanno registrato un calo di interventi pari al 60-70% (da 40-45 interventi al giorno si è passati a 15-17), utilizzano già i droni in caso di emergenza e, in caso di necessità, sarebbero disposti a collaborare con la Protezione civile nel fornire uomini e attrezzature in tal senso. Lo stesso vale per la Questura, anche se al momento non hanno avuto indicazioni dalla Direzione centrale.

«I nostri droni – sottolinea Sorbino – oggi sono i cittadini, con le loro segnalazioni. Lo “zoccolo duro” degli irriducibili ci sarà sempre, tra le zone “sorvegliate speciali” in città c’è il viale Mario Rapisardi, dove eleviamo ancora sanzioni per auto in divieto di sosta e doppia fila».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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