Covid-19
Coronavirus, lo sfogo dello studente fuorisede: «Respinti dalla Sicilia»
Studia a Torino, dove vive insieme alla sorella e due bassotti. Da 15 giorni Francesco La Spina, 23 anni, di Caltagirone, non esce da casa e ora che stanno finendo le provviste dovrà farlo per andare al supermercato. Ma tra un pò finirà i soldi e non sa come andare avanti. Così, stamane, ha scritto al presidente della Regione, Nello Musumeci, chiedendogli di trovare una soluzione per gli studenti siciliani («Soltanto qui – dice al telefono – tra Politecnico e Statale ci sono trecento miei concittadini, più o meno nella stessa situazione») e consentire loro di far ritorno in Sicilia «per affrontare la quarantena in condizioni migliori: si potrebbero usare gli alberghi, immagino ormai vuoti; oppure il Cara di Mineo, un tempo utilizzato come centro d’accoglienza per i migranti. Ognuno potrebbe pagare per il periodo di permanenza in una strutture dove trascorrere la quarantena».
Francesco e la sorella avevano pensato di tornare in macchina domenica scorsa, ma hanno dovuto rinunciare a causa delle nuove disposizioni entrate in vigore poche ore prima di mettersi in viaggio. A Torino si mantengono agli studi facendo qualche lavoretto: lui è assistente arbitro di calcio, la ragazza fa la dog sitter. «Ma in questo momento lo sport è fermo e i padroni dei cani non rinunciano ceto all’unica possibilità che hanno di uscire».
«Mio padre lavora alla Confcommercio – aggiunge – e adesso è in cassa integrazione. Finora ci ha sostenuti assicurandoci i soldi dell’affitto, ma non credo che potrà più farlo. Tornare in Sicilia ci consentirebbe di ridurre le spese. Mi sembra scontato che le università non riapriranno prima di giugno. Ho scritto a Musumeci affinché si occupi dei tanti siciliani bloccati al Nord che, come me, si sentono abbandonati». E rivolgendosi al governatore dice: «Mai avrei potuto immaginare di vedere i siciliani sani contro i possibili infetti». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA