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Ma davvero il coronavirus clinicamente non esiste più? Esperti divisi

Di Redazione |

ROMA – I casi di Covid-19 appaiono oggi meno gravi rispetto a qualche settimana fa. Un’evidenza, questa, su cui i medici concordano e che ha acceso i riflettori sull’ipotesi che la carica virale del SarsCov2 cui la popolazione è esposta possa essersi attenuata grazie alle misure di cautela adottate. Ma questo non significa che il virus sia mutato e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avverte: il nuovo coronavirus «non è diventato meno patogeno».

La dichiarazione dell’Oms arriva all’indomani delle parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, che aveva affermato che «clinicamente il virus non esiste più». Una posizione che ha suscitato polemiche poichè, hanno rilevato vari membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), se non correttamente interpretata, potrebbe indurre i cittadini ad abbandonate le misure di cautela e distanziamento fondamentali in questa fase. In questa direzione anche la posizione dell’Oms: «Dobbiamo essere estremamente attenti a non dare l’impressione che d’un tratto il virus, di sua volontà, abbia deciso di diventare meno patogeno. Non è affatto il caso», ha avvertito Michael Ryan, capo del programma Oms per le emergenze.

Dire cioè che la carica virale può essersi attenuata non significa dire che il virus è cambiato, afferma anche lo pneumologo Luca Richeldi, componente del Cts. Attualmente, spiega, «il nuovo coronavirus sta circolando di meno, vale a dire che la carica virale in circolazione tra la popolazione si è attenuata e questo è l’effetto sia del lockdown sia delle misure tuttora in essere come uso delle mascherine e distanziamento. Ciò ha determinato un minor numero di casi ed una minore gravità degli stessi». «Non ci sono invece al momento prove scientifiche che il virus sia mutato», precisa. Le parole di Zangrillo «vanno dunque intese in questo senso: e cioè – puntualizza – che ciò che abbiamo cominciato a vedere è una diminuzione delle forme cliniche con sintomi gravi tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Ma i casi che ora vediamo sono meno gravi perchè presumibilmente circola meno virus e questo è appunto l’effetto diretto del lockdown e delle misure in atto».

Lo studio

Una prova arriva anche da uno studio condotto dal San Raffaele, citato dallo stesso Zangrillo ed in via di pubblicazione su una rivista scientifica, che ha evidenziato come il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente ora rispetto a un paio di mesi fa e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo. Il dato è stato osservato in 200 pazienti ricoverati nell’ospedale milanese, da marzo a maggio, in uno studio coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, e in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine.  L’indagine, spiega Clementi, «è partita dall’osservazione fatta dai medici di Terapia intensiva e dei reparti Covid sulla minore gravità della malattia e minor ricorso al ricovero in terapia intensiva». Dopo aver escluso che il virus avesse subito mutazioni genetiche significative, i ricercatori, con una tecnica di analisi molecolare, hanno studiato la velocità di replicazione del virus. Il confronto è stato fatto analizzando le quantità di virus presenti nei tamponi di 100 malati Covid, ricoverati nella prima metà di marzo, e 100 nella seconda metà di maggio.

«E’ così emersa una differenza macroscopica tra i pazienti di maggio e marzo – prosegue -. Tutti quelli di maggio avevano infatti una carica virale e una velocità di replicazione 10 volte inferiore a quella dei malati di marzo». Si tratta di un «aspetto già osservato in altri virus – prosegue Clementi – come quello dell’Hiv, dell’epatite B o C: tanto maggiore era la loro replicazione, tanto più rapida era la progressione della malattia», continua Clementi. Se ciò possa spiegare la differenza clinica osservata in questi mesi, «non lo so dire, ma è un dato significativo e che si è osservato anche per altri virus.

I coronavirus, fa notare Clementi, «certamente risentono molto del clima. Anche il virus della Sars scomparve nel 2004 in giugno e non è riapparso più. C’è la possibilità che soffrano del caldo e dell’irraggiamento ultravioletto maggiore in estate, come della minore umidità. Possono essere tutti elementi che danneggiano il virus e favoriscono noi».

Su un aspetto Clementi è drastico: fare previsioni non è possibile. C’è chi parla del rischio di una seconda ondata e il virologo non la esclude. «Ci sta tutto. Una seconda ondata è possibile – dice – Anche quello che stiamo osservando adesso è possibile sia in gran parte dovuto proprio alla caratteristica della stagionalità» di questi virus. «Ma non si può dire ora se ci sarà o non ci sarà una nuova ondata» di contagi in autunno o a dicembre prossimi, «né se il virus sarà buono o cattivo».

Rischio seconda ondata

Parla di un virus divenuto ora «clinicamente irrilevante» anche la virologa Ilaria Capua. Il virus, sostiene, «non è cambiato, siamo noi che siamo cambiati e siamo diventati più bravi a gestirlo». Adesso il coronavirus, afferma, «si sta comportando come si comportava i primi di gennaio, non se n’era accorto nessuno, e la seconda ondata è legata ai nostri comportamenti».

L’invito resta sempre però alla massima prudenza. I casi comunque «continuano ad esserci e nulla ci assicura che i casi ora in diminuzione non possano riprendere a crescere se allentiamo le misure di prudenza e distanziamento – ammonisce Richeldi -. Non bisogna cioè indurre le persone a pensare che il virus non esista più, perchè questo non è vero e può essere molto rischioso».

La polemica

Dal canto suo, Zangrillo conferma le proprie affermazioni, sottolineando di non aver mai detto che il virus è scomparso tout court. E rispetto alle critiche delle ultime ore commenta: «Se andiamo a vedere i parametri, io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi tali nel Cts».

«Ho il massimo rispetto per il Cts – ha detto poi stasera in tv – ma alcune puntualizzazioni mi sono sembrate indigeste. Mi dispiace che qualcuno abbia interpretato male le mie osservazioni. Continuo a invitare alla cautela, ma cerchiamo di essere ottimisti per il futuro. Ce lo meritiamo, abbiamo agito nel modo migliore»

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