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Italia, in bozza Piano Pandemico scelta su chi curare in situazioni di crisi

Di Redazione |

 ROMA – Scegliere chi curare privilegiando, in caso di risorse insufficienti, i pazienti che potranno trarre maggiori benefici dalla terapie; essere in grado di garantire una risposta veloce, con un sistema capace di mobilitarsi per aumentare in poco tempo posti in terapia intensiva e produzione di dispositivi di protezione; puntare su scorte di farmaci, vaccini e sulla formazione continua dei medici.

E’ pronta la bozza del nuovo Piano pandemico 2021-23 che, dopo le polemiche legate al suo mancato rinnovo dal 2006 ad oggi, approda ora ad una versione che trae un insegnamento prezioso proprio dalla pandemia di Covid-19 in atto. La bozza, elaborata dal dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, sarà sottoposta alle Regioni e indica una serie di misure per fronteggiare future, possibili pandemie. Ma è il riferimento all’aspetto etico che ha subito accesso la discussione. «E’ solo una bozza informale condivisa con i soggetti interessati e destinata a raccogliere indicazioni e modifiche», si apprende da fonti del Ministero della Salute. Il tema scottante ed eticamente delicato è quello della scelta di chi curare. Gli operatori sanitari, si legge, «sono sempre obbligati, anche durante la crisi, a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili. Tuttavia, quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio». Immediato il commento via Fb del leader Iv Matteo Renzi: «Presentato il Piano Pandemico nazionale. Dice: “Se ci sono poche risorse, bisogna scegliere chi curare”. Ho una idea più semplice. Se ci sono poche risorse, prendiamo il MES. Ci vuole tanto a capirlo?». In 140 pagine, la bozza indica però, innanzitutto, le strategie operative da mettere in campo: garantire mascherine e Dispositivi di protezione, effettuare esercitazioni ma anche elaborare la catena di comando (chi fa che cosa) e provvedere a piattaforme «per il rapido sviluppo di farmaci antivirali antiinfluenzali e vaccini pandemici contro virus influenzali aviari che si dimostrino in grado di passare all’uomo».

Ed ancora, si prevedono misure di prevenzione e controllo, nonché le azioni di monitoraggio dell’attuazione del piano stesso. Cruciale, si indica, è pure garantire la disponibilità di forniture annuali di vaccino contro l’influenza stagionale da fonti nazionali o internazionali e disporre e mantenere una riserva nazionale/regionale di farmaci antivirali durante la fase inter-pandemica definendo le modalità di accesso alle riserve. Riferendosi quindi ai Piani regionali, nella bozza si sottolinea che questi «devono essere attuati dopo 120 giorni dall’approvazione del Piano nazionale e ogni anno va redatto lo stato di attuazione». Spazio nel Piano anche al ruolo della corretta comunicazione, considerata fondamentale contro le fake news. Inoltre, «e ciò vale per la preparazione nei confronti di tutti gli eventi pandemici – avverte il ministero – occorre una formazione continua degli operatori sanitari finalizzata al controllo delle infezioni respiratorie e non solo». Insomma, il Covid, purtroppo, insegna e suggerisce la strategia futura: la pandemia SARS-CoV-2/COVID-19, afferma il documento, «conferma l’imprevedibilità di tali fenomeni e che bisogna essere il più preparati possibile ad attuare tutte le misure per contenerli sul piano locale, nazionale e globale». Per questo è necessario disporre di «sistemi di preparazione che si basino su alcuni elementi comuni rispetto ai quali garantire la presenza diffusamente nel paese ed altri più flessibili da modellare in funzione della specificità del patogeno che possa emergere».

Un documento che arriva dopo le polemiche dei mesi scorsi sul mancato rinnovo dello stesso Piano pandemico. E anche dopo un’indagine da parte della Procura di Bergamo a seguito di alcune mail dalle quali emergerebbe il tentativo di modifica della data del Piano del 2006, al fine di farlo passare come una versione aggiornata. Al centro dello scontro Ranieri Guerra, ex direttore Prevenzione al ministero della Salute e attuale direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e Francesco Zambon, il ricercatore Oms che lo accusa di avergli chiesto di «falsificare» il Piano pandemico. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA