Palermo
Anno giudiziario Palermo, l’ombra della mafia sulla pandemia Covid
PALERMO – La pandemia da Covid ha aggravato le condizioni economiche e sociali e ha aperto ampi varchi alle infiltrazioni di Cosa nostra. Lo sottolinea la relazione del presidente della corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, con un’analisi che sottolinea la capacità della mafia di organizzare un welfare parallelo con il quale è stato stimolato un ampio consenso sociale. Sulla stessa linea anche le osservazioni del procuratore Francesco Lo Voi e la relazione del procuratore generale Roberto Scarpinato il quale ha sottolineato le difficoltà di quella che ha chiamato una «illusione repressiva». Tutte le misure di contrasto non hanno infatti prodotto gli effetti necessari. Il fatto è, ha detto Frasca, che la mafia mantiene una imponente forza economica con il traffico della droga e il racket delle estorsioni. La struttura organizzativa di Cosa nostra, benché duramente colpita con arresti e condanne, è ancora forte e anzi manifesta una forte capacità di resistenza e di infiltrazione in settori chiave dell’economia e delle istituzioni, specie la sanità. Il grande latitante Matteo Messina Denaro resta la figura centrale dell’organizzazione che mantiene un carattere «palermocentrico».
Il traffico di droga e le estorsioni sono ancora il principale business di Cosa nostra. È stata questa l’analisi del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, riportata nella relazione del presidente della corte d’appello Matteo Frasca. Gli stupefacenti, sostiene Lo Voi, vengono acquistati attraverso un cartello che unisce la mafia siciliana e le organizzazioni calabresi e campane. Ma non vengono direttamente spacciati dalla mafia che per l’immissione della droga nel mercato si avvale invece di referenti di fiducia. Questo rapporto viene frequentemente «gestito a livello mandamentale» e si tratta di un’attività molto più lucrosa del racket e della terza attività redditizia controllata da Cosa nostra: l’infiltrazione nel settore delle slot machines e delle scommesse on line. Tra le mafie straniere è in forte ascesa quella nigeriana. Lo mettono in rilievo le indagini che negli ultimi tempi hanno “colpito tre dei quattro principali cult operanti in Nigeria, ossia la Black Axe, la Confraternita Eiye ed i Vikings”. A Palermo le cosche nigeriane hanno intrecciato un’alleanza con la mafia siciliana. Non ci sono stati episodi di conflittualità e anzi Cosa nostra ha emanato una «direttiva» con la quale ordina ai propri affiliati di trattare bene nelle carceri i cittadini nigeriani che infatti «sono stati accolti con rispetto su indicazione dei mafiosi del mandamento Porta Nuova, i quali hanno comunicato che i nigeriani erano stati in passato di ausilio per i mafiosi di Ballarò». “Per altro verso – dice ancora il procuratore – è emerso che gli appartenenti alla mafia nigeriana hanno notevole timore di Cosa nostra e svolgono le loro attività delittuose solo in danno dei loro connazionali».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA