Cronaca
A Messina la maxi truffa del gasolio “agricolo”, banda guidata da un catanese: quattro arresti
MESSINA – Smantellata dalla guardia di finanza di Messina, in sinergia con il personale della Dogana, un’associazione a delinquere dedita al contrabbando di prodotti petroliferi tra la Sicilia e la Calabria: quattro le misure di custodia cautelare, una ventina le perquisizioni, sequestrati oltre 2,5 milioni di euro. L’operazione, diretta dalla Procura di Messina, è denominata “Gioco delle tre carte”: le indagini hanno permesso di far luce “su uno strutturato meccanismo illecito, in forza del quale il gasolio agricolo solo cartolarmente destinato ad un agricoltore, con un imposta minore, giungeva di fatto a terzi che, invece, non avevano alcun diritto all’imposta agevolata, come ad esempio autotrasportatori”. Una sorta appunto di “gioco delle tre carte”, in cui il truffato non era un ingenuo avventore, allettato da una possibile vincita, ma lo Stato.
Il braccio operativo del dominus, invece, era costituito dal materano, naturalizzato catanese, S.G., classe 76, responsabile dell’approvvigionamento del gasolio presso i depositi fiscali e della predisposizione della documentazione falsa accompagnatoria dei trasporti, i cosiddetti D.A.S. (Documenti di Accompagnamento Semplificati), anche lui ai domiciliari; dal barcellonese G.M., classe 74, titolare di una ditta di commercio al dettaglio di carburanti con sede a Novara di Sicilia (Messina): aveva il ruolo di “procacciatore d’affari”, in quanto incaricato dell’individuazione degli acquirenti e del monitoraggio delle aree scelte per la cessione illecita del prodotto. Per lui è stata disposta la misura interdittiva all’esercizio degli uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese; nel mirino degli inquirenti anche il palermitano D.A.A., 61 anni, autotrasportare di fiducia dell’organizzazione e proprietario dell’autoarticolato utilizzato, oggi sottoposto a sequestro, allo stato solo indagato.
I clienti occulti, operanti nel settore degli autotrasporti e quindi non beneficiari di gasolio agevolato, avrebbero dunque usufruito di un’illecita concorrenza sleale rispetto agli operatori “regolari” del medesimo settore: ottenevano, in altre parole, uno sconto sull’accisa pari a ben il 78%, acquistando il prodotto energetico agevolato per circa 0,80 centesimi /litro. Il sistema illecito faceva capo a un dominus, amministratore di fatto di una società attiva nel commercio di prodotti petroliferi, con sede amministrativa a Francavilla di Sicilia (Messina) e sede legale in provincia di Catania. Il titolare è M.A., 55 anni, anconetano di origine ma siciliano di adozione che, già colpito da fallimento per altra impresa dello stesso settore, è ora ai domiciliari. A capo della new company il 55enne ha posto un prestanome, il siciliano T.L., 57 anni: per lui misura interdittiva all’esercizio degli uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese.
“Vedi che ci sono 11 cardilli con 3 gabbie”, dicevano intercettati riferendosi alle pattuglie della guardia di finanza, ma intercettazioni telefoniche, pedinamenti e video riprese delle varie fasi li hanno incastrati. Documentato come, in alcuni casi, omettessero di prendere formalmente in carico, presso il deposito di Francavilla di Sicilia, il gasolio agricolo (a tributo agevolato), pur destinato a beneficio dell’impresa, movimentandolo “sottotraccia” a beneficio di acquirenti finali che non avevano titolo di ricevere tale prodotto, ovvero svuotando i serbatoi dell’autocisterna in itinere.
E’ emerso come, tra il 2017 e il 2019, l’organizzazione avesse venduto oltre 5 milioni di litri di gasolio, che avrebbe dovuto essere assoggettato a maggiore imposta (ad esempio gasolio da autotrazione, ovvero combustibile per impianti), come se fosse semplice “gasolio agricolo”, che come noto sconta un’aliquota agevolata. Con grossi profitti acquisiti dalla società siciliana attiva nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e un risparmio di imposta corrispondente a 2.496.117 euro.
In altri casi, prendevano in carico, presso il deposito di Francavilla di Sicilia, il gasolio denaturato per l’agricoltura e lo cedevano, successivamente e illecitamente, a soggetti non spettanti, nonchè diversi rispetto a quelli indicati nei documenti di vendita (i nominati D.A.S.), la maggior parte con sede nella provincia di Reggio Calabria, utilizzati unicamente per rappresentare formalmente l’asserita successiva alienazione (lecita) a terzi (agricoltori) aventi diritto. Emblematico uno scambio telefonico tra un ignaro acquirente, destinatario di fatturazione elettronica connessa a forniture non richieste, e l’organizzazione indagata “Buongiorno io ho ricevuto due vostre fatture oggi, non so come mai siano arrivate sulla mail”; “ah ho cap.. forse c’è stato un errore per caso nel.. nelle cose”; “No, c’è stato che io non ho mai preso merce da voi”…).
In altri casi il sodalizio, grazie al concorso di un’altra persona, si riforniva di prodotto presso terzi emittenti, avvalendosi di documentazione falsa in quanto attestante una destinazione diversa del gasolio verso altre imprese rispetto a quella oggetto di indagine, provvedendo all’immediata alienazione occulta del prodotto medesimo a beneficio di terzi acquirenti. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA