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Ventotto anni fa hanno ucciso Beppe Alfano, la verità ancora lontana

Di Redazione |

Ventotto anni fa a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, la mafia uccideva Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano “La Sicilia” di Catania. Alfano venne assassinato l’8 gennaio del 1993 a soli 47 anni per le sue inchieste giornalistiche su Cosa nostra.

Aveva raccontato la guerra tra cosche nel Messinese, gli affari per i maxi-appalti per i lavori pubblici, gli scandali legati alle frodi di produttori agrumicoli che intascavano illegalmente i fondi europei. L’omicidio Alfano si inserisce nella lunga lista di delitti di mafia avvolti da misteri. Varie sono le trame mai chiarite intorno alla vicenda.  Il 24 dicembre scorso il gip del Tribunale di Messina, Valeria Curatolo, ha archiviato il processo a carico di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, che erano accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio ma contestualmente ha disposto nuove indagini, ritenendo necessario fare alcuni approfondimenti sull’arma del delitto, ritrovata. Uno spiraglio di luce per una possibile verità.  Diversi elementi emersi nel corso delle indagini hanno evidenziato come Beppe Alfano sarebbe riuscito a venire a conoscenza della latitanza del capo mafia Nitto Santapaola nella sua Barcellona Pozzo di Gotto. Ma 28 anni dopo la sua morte, non si sa ancora il preciso movente dell’omicidio né si ha il quadro completo dei mandanti. Gli unici condannati in via definitiva sono il boss barcellonese Giuseppe Gullotti, la cui condanna è ora però in fase di revisione, e Antonino Merlino, ritenuto il killer. 

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