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Vaccino Moderna, via libera dall’Aifa, l’Italia ha una seconda arma

Di Redazione |

L’Italia ha il secondo vaccino anti-Covid. È quello dell’azienza americana Moderna autorizzato oggi dall’Agenzia italiana del farmaco, dopo il via libera da parte dell’autorità regolatoria europea Ema. E secondo l’azienda stessa il vaccino potrebbe proteggere dal Sars-CoV-2 fino a 2 anni, anche se continua la raccolta dei dati in tal senso. In particolare, questo di Moderna, spiega l’Aifa nel dossier di approvazione per l’immissione in commercio nel nostro Paese e per l’utilizzo da parte del Servizio sanitario nazionale, è sostanzialmente equivalente rispetto al primo, già in somministrazione in Italia, quello Pfizer-BioNTech autorizzato il 22 dicembre scorso, con alcune differenze come l’età, dai 18 in su e non 16, una seconda dose a 28 giorni dalla prima invece che di almeno 21 e una conservazione stabile per 30 giorni, se in confezione integra, anche tra +2 e +8 gradi. «Un’altra arma potentissima e dai dati molto convincenti», dicono esprimendo soddisfazione il direttore generale e il presidente dell’Aifa, Nicola Magrini e Giorgio Palù. E su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza, sottolinea: “Da oggi abbiamo uno strumento in più per la nostra campagna di vaccinazione su cui stiamo investendo ogni energia». E su tempi e logistica interviene il commissario all’emergenza Domenico Arcuri. «I primi vaccini di Moderna arrivano nel corso della prossima settimana. La messa a regime della distribUzione di Moderna partirà dalla seconda settimana di distribuzione, dalla seconda in poi da Pratica di Mare le forze armate partiranno con la distribuzione territorio». Nei prossimi tre mesi, giungeranno in Italia 1,3 milioni di dosi, con cadenza settimanale: 100mila a gennaio, 600mila a febbraio e 600mila a marzo, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi e confermati anche oggi dall’azienda. Il vaccino Moderna, inoltre, nella sperimentazione su circa 30mila soggetti, ha dimostrato un’efficacia del 94,1%. Utilizza la tecnologia Rna-messaggero, come quello Pfizer, e richiede una doppia dose. “Lo scenario da incubo descritto dai media in primavera sul rischio che i vaccini durassero solo un mese è escluso», ha detto l’ad di Moderna Stéphane Bancel, secondo quanto riportato dal Guardian sottolineando che «il decadimento degli anticorpi generati dal vaccino ha un andamento molto lento e quindi riteniamo che la protezione possa durare un paio d’anni». Mentre nei confronti della variante inglese interviene Bruxelles: «Attualmente non ci sono prove che non sia efficace». Nella riunione di oggi la Commissione Tecnico Scientifica di Aifa dando il parere positivo al dossier, ha sottolineato il rapporto rischio/beneficio del vaccino particolarmente favorevole nella popolazione a maggiore rischio. Dal punto di vista delle categorie fragili «non ci sono dati di maggior vantaggio dell’uno rispetto all’altro certo, non vedo quindi la necessità che si acceda a uno piuttosto che a un altro», evidenzia il vice presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi), e presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) Giordano Beretta. Sostanzialmente equivalenti, dunque, Pfizer-BioNTech con quello di Moderna, per efficacia e sicurezza, pur con differenze, spiega l’Aifa. Oltre all’età e al periodo più lungo tra le 2 dosi, l’immunità si considera pienamente acquisita a partire da 2 settimane dopo la seconda somministrazione, anziché una; viene conservato a temperature comprese tra i -15 e -25 gradi, ma è stabile tra +2 e +8 gradi per 30 giorni se in confezione integra; il flaconcino multidose contiene 6,3 ml e non richiede diluizione, è quindi già pronto all’uso. Si guarda ora al vaccino italo-inglese di Oxford di AstraZeneca, la cui somministrazione è già partita in Inghilterra, mentre è di oggi la notizia che la tedesca CureVac ha siglato un accordo con la società farmaceutica Bayer per accelerare sullo sviluppo del suo vaccino. 

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