Salute
Coronavirus, il virologo Giulio Tarro: «Ecco come può essere utile il test del sangue»
CATANIA – Che ne pensa il professore Giulio Tarro della proposta di alcuni virologi di procedere a uno screening ematico per scoprire gli anticorpi del virus e gli asintomsatici? L’illustre luminare nato a Messina considerato tra i migliori virologi del mondo e tra i massimi esperti di vaccini risponde secco: «Guardi in linea di principio non è una idea sbagliata. Questa metodologia ci dà la possibilità di appurare l’incontro che il corpo ha avuto con questo agente o meno. Si tratta di un’azione di routine».
Ma una analisi del sangue potrebbe aiutare o no l’azione che si ha con il tampone?
«Per il momento abbiamo solo il tampone che ci dà i positivi e i negativi e il contatto con la malattia. Ora appare difficile che si possano fare screening di massa per le immunoglobulime, ma si potrebbe fare una analisi ad esempio a coloro che escono dimessi dall’ospedale o a chi lavora in ospedale e sotto questi aspetti potrebbe essere un lavoro importante».
Quindi si dovrebbe procedere per settori…
«Sì uno screning settoriale che può individuare coloro che hanno sviluppato gli anticorpi la sua utilità può averla».
A lanciare la proposta in Sicilia è stata tre giorni fa da queste pagine la virologa Claudia Torrisi, che facendo riferimento a quanto sta avvenendo in Toscana, dove stanno applicando lo screening sulle immunoglobuline, ha proposto la stessa metodologia in Sicilia per individuare con un prelievo del sangue le Igg e le Igm e capire se il soggetto ha gli anticorpi del Covid. In questo modo si potrebbero aprire altri scenari, comprendere quante persone sono infettate senza saperlo, chi ha superato la malattia e addirittura chi può anche uscire, magari per andare a lavorare e sostenere lo sforzo economico del nostro paese. Non sembra una ipotesi malsana.
«Da oltre un mese riceviamo giornalmente decine di telefonate di pazienti che vorrebbero effettuare il test per la diagnosi e, in ossequio a alle indicazioni dell’assessorato regionale alla Salute rispondiamo che non possiamo effettuarlo – ha detto la dott. Torrisi -. Devo dire che è ancor più difficile dover rispondere negativamente alle centinaia di colleghi che giornalmente sono impegnati in prima linea, a tutto il personale sanitario, a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine e a tutte quelle categorie a cui dobbiamo essere grati perché continuano a lavorare per tutti noi Ci stiamo quindi attenendo scrupolosamente a quanto sopra nonostante un senso di impotenza… Occorre fare alcune riflessioni sulle scelte strategiche fatte da chi ci governa. A mio avviso la strategia dovrebbe prevedere due livelli di intervento: invece di continuare a fare (pochi) tamponi per scoprire chi, presentando sintomi, è positivo al Covid-19, sposerei la proposta scientifica che prevede di puntare piuttosto su più semplici screening che rilevano gli anticorpi. e scoprono chi è positivo pur essendo asintomatico e chi si è già immunizzato pur non avendo sintomi rilevanti».
La virologa ha aggiunto che «il tampone serve per vedere se l’infezione è in corso. Con un prelievo del sangue, invece, come capita per tutte le infezioni, andiamo a trovare gli anticorpi. Che sono di due tipi le IGG e le IGM. le IGM dicono che ho una infezione in atto e le IGG che ho avuto una infezione. La differenza è questa: non vado a trovare il virus ma gli anticorpi. Abbiamo girato l’idea alla Regione, ma né dall’assessorato, né dal comitato scientifico è arrivata una risposta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA