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Patto con Diventerà Bellissima, ecco perché la Lega sta pensando di “rimbalzare” Musumeci

Di Mario Barresi |

Catania – E niente: questo matrimonio non s’ha da fare. Almeno per ora; poi chissà, si vedrà. Ma, al di là di nobili suggestioni manzoniane, sembra l’ennesima puntata di una telenovela brasiliana. Il lungo corteggiamento – vampate iniziali e cali del desiderio; scenate di gelosia e ritorni di fiamma; promesse mancate e scappatelle durature – fra Nello Musumeci e Matteo Salvini arriva a un punto di caduta. La Lega, alla vigilia di un incontro preannunciato come tappa cruciale verso la federazione con DiventeràBellissima, si irrigidisce. E forse prenderà tempo.

«Per ora non si può. Ne riparliamo, magari, fra qualche mese». Potrebbe essere questa, con un fantasioso margine d’approssimazione, la risposta di Nino Minardo a Ruggero Razza nel vis-à-vis previsto sabato prossimo. Il segretario regionale della Lega e lo stratega politico del governatore devono ridiscutere del patto federativo. Sul tavolo ci sarebbe una bozza di risoluzione, da proporre all’assemblea di DiventeràBellissima, che Razza è pronto a sfoderare come prova che «stavolta siamo pronti e facciamo sul serio». Minardo ieri ha incontrato Salvini. Per consegnargli il “dossier Sicilia” da condividere con Mario Draghi, «una nuova visione strategica di sviluppo della nostra regione con il Recovery Plan». Un documento che, di fatto, scavalca il governatore. E il “Capitano”, per inciso, «ha assicurato il massimo ascolto e la massima condivisione». Ma, ci risponde gelido al telefono il deputato modicano, «non abbiamo parlato d’altro». Ieri.

Anche perché la linea era stata già discussa prima. Pur apprezzando lo sforzo di chiarezza del movimento del governatore (che aveva ricevuto da Salvini in persona l’invito lo scorso giugno, rispondendo con un «ne parlerò con i miei» e successivi lunghi mesi di silenzio), in casa leghista ora c’è più d’un dubbio sull’opportunità e sui tempi dell’accordo. Anche perché c’è già un patto federativo – lo stesso proposto prima a Musumeci – con gli Autonomisti. E si dà il caso che, nel documento top secret che La Sicilia ha avuto modo di consultare, c’è l’impegno reciproco per cui «i vertici dei due partiti collaboreranno, si consulteranno e assumeranno decisioni concordate e condivise». E anche una clausola specifica: il patto federativo «non è estensibile ad altri partiti o movimenti nell’ambito regionale siciliano, salvo eventuali proposte formalmente condivise da entrambe le parti». In pratica: se Musumeci vuole entrare, oltre a quello della Lega, ci vuole anche il via libera degli eredi di Raffaele Lombardo.

Il resto è legato alla nuova strategia salviniana in Sicilia: accordi con movimenti territoriali e caccia ai moderati. E Minardo, in prospettiva 2022, vorrebbe mani più libere di come le avrebbe con un ingombrante accordo col governatore che aspira al bis. E poi l’altro punto del patto firmato: «Cooperare per la formazione di una lista Mna e una lista Lega, entrambe forti a supportare il candidato presidente della Regione». Che, «in accordo» con gli Autonomisti, «sarà indicato dalla Lega». La ricandidatura sarebbe una delle condizioni di #Db per l’accordo. Ma FdI (ieri vertice all’Ars con tutti i big siciliani) ipotizza di «andare oltre». E ora l’ultima rassicurazione di Salvini («nessun veto su Musumeci») sembra un #NelloStaiSereno.

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