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Artista prende uno scalpello e distrugge tre opere d’arte.

Di Redazione |

(Roma, 6 ottobre 2020) – “I miei famigliari si misero a ridere quando dissi loro che avrei distrutto tre mie opere d’arte, ma quando mi videro con lo scalpello in mano…

Si, l’ho fatto! Ho distrutto tre mie opere alle quali ero molto legato. Ho pianto mentre lo facevo. Ma c’era chi stava molto peggio di me, non potevo tirarmi indietro”.

Roma, 6 ottobre 2020 – Questo è quanto ha affermato Arvedo Arvedi, International Corporate Artist cresciuto nella scuderia dell’artista di fama mondiale John David Mooney, di base a Chicago, dopo aver scelto di privarsi di una parte di sé.

Lo ha fatto con un pizzico di follia ma con la voglia di dare un contributo concreto per fronteggiare l’emergenza Coronavirus che abbiamo vissuto in questi mesi.

“Volevo fare qualcosa, ma ero bloccato in casa durante il lockdown. Volevo realizzare un’opera che potesse essere d’aiuto, vendendola, a chi stava soffrendo in qualche terapia intensiva in giro per l’Italia. Non sapevo come fare! Non c’era nessuno che potesse fornirmi le tele su cui dipingere, ero disperato. Ma una notte, mentre in televisione scorrevano le strazianti scene con il bollettino di ricoverati e deceduti, ho capito come avrei dovuto agire”.

Nasce da qui l’idea di voler letteralmente sacrificare tre suoi quadri per crearne di nuovi, e completamente diversi.

Prima le donne e i bambini

È questo il titolo che l’artista ha deciso di dare a questa sua iniziativa.

Il risultato è un trittico di tre opere figlie della distruzione e trasformate nel profondo. Il trittico verrà messo all’asta ed il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza.

In ogni quadro Arvedi esprime con la pittura i diversi momenti vissuti nel periodo del Lockdown.

L’artista ha ricreato una bandiera italiana al contrario rappresentando con il rosso la paura, con il bianco la consapevolezza e con il verde la rinascita.

Il primo quadro viene sommerso completamente di rosso raffigurando il contagio: Arvedi sacrifica così una tela portata a Capri, contesto importantissimo per la sua carriera artistica.

Le ombre dei tantissimi pesciolini raffigurati nuotano in mille direzioni, fino a diventare tangibili e colorati: dipinti con varie tonalità, rappresentano i medici e gli infermieri.

Il secondo quadro viene cancellato completamente con uno strato di gesso bianco: ci troviamo nella fase intermedia, quella in cui, viene spazzato via tutto ciò che era.

Il Coronavirus si arrampica dall’angolo inferiore della tela raggiungendo le persone raffigurate come dei pesciolini che sono rinchiusi in casa, al riparo.

È nel terzo quadro con lo sfondo verde che si intravede il futuro ricco di speranza.

Un’Araba Fenice che risorge dalle sue ceneri e che viene dipinta con colori lucenti sul verde, bianco e rosso.

Il messaggio che si vuole trasmettere è chiaro: “una nuova vita dopo il Lockdown ci attende”.

Il trittico sarà venduto all’asta e il ricavato sarà donato all’Associazione Latoumano di Mantova.

La raccolta fondi servirà per fronteggiare l’emergenza Coronavirus sostenendo l’Associazione che si occupa nello specifico di aiutare le donne in gravidanza colpite da Covid19.

Durante le varie fasi di distruzione delle sue opere e di rifacimento delle nuove, con uno smartphone e l’aiuto di sua moglie Arvedi ha ripreso lo strazio iniziale, con la voce rotta dal pianto, e poi la consapevolezza e la rinascita.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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