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Rivincite – Lo slalom dei giganti: la lezione degli atleti con disabilità intellettiva al mondo dello sci

Di Redazione |

La neve brilla al cancelletto di partenza. Rebecca Maestroni è silenziosa, scalda i muscoli mentre un’atleta austriaca scalpita dietro di lei. Christian Bortoli ascolta il coach ripetere i consigli di gara: «Guarda sempre la porta successiva, ok? E giù a uovo. Devo vederti giù!». Samuel Pantano si carica fra l’educatrice e il maestro che lo aiutano a fare stretching: «È la mia gara», ripete: «me la mangio la pista, oggi, me la mangio!». Sono le dieci del mattino in cima alla pista 23 di Folgaria, Trentino Alto Adige. I caschi scintillano, il pubblico è in attesa. Sta per iniziare la gara di slalom gigante della “Fisdir Ski Race Cup”, circuito di sci agonistico dedicato a persone con disabilità intellettiva. Tutto, nei gesti degli atleti, nei corpi sagomati dalle tute aderenti, negli occhi schermati dalle maschere, nelle pettorine numerate e l’aria che segna i secondi alla partenza trasmette competizione. Accoglienza, divertimento, ma soprattutto voglia di vincere e di sentire, come dice Christian, «il vento sulla faccia per la velocità». Niente di quel mix di pietà e eroismo con il quale troppo spesso si rappresenta la disabilità. È l’approccio di Tomaso Tomassetti, Ezio Ferin, Luca Bogliolo e degli altri allenatori di associazioni di tutta Italia (dal Passo del Tonale a Roma, da Bolzano a Monfalcone, fino Palermo) che si sono radunate per la tappa della Fisdir Ski Race Cup sulle piste dell’Alpe Cimbra, nominata “Comunità europea dello sport” nel 2025 per motivi fra i quali, soprattutto, la sua eccellenza nell’inclusione. È infatti qui il record nazionale di ore di lezione dedicate a persone con disabilità: 2mila ore su 10mila nei corsi della scuola “Scie di Passione”.​​Dal 2012 ad oggi la Commissione Europea ha finanziato oltre 48 milioni di euro di progetti per il rilancio e la sostenibilità degli impianti sciistici sulle montagne italiane, dall’Abetone a Cortina, dalla Marmolada a Ovindoli, in territori che devono integrare la sfida del cambiamento climatico con la passione sportiva per la neve. La montagna sta cambiando, e la capacità di trasformare le piste in un luogo adatto a tutti è diventata cruciale per il futuro. È sulle piste che Rebecca, Christian e Samuel sfidano altri atleti con disabilità intellettiva in un circuito pensato come una tappa verso un sogno più grande: «Vorremmo partecipare alla paralimpiadi invernali», racconta Rebecca, nata con la monosomia 18, una malattia rara che colpisce in modo grave lo sviluppo: «I disabili intellettivi stanno a quelli fisici con una proporzione di otto a uno. Noi siamo molti di più, ma la disabilità fisica è più conosciuta. Più che inclusione, chiediamo integrazione: ovvero la possibilità di allenarci e correre con gli atleti paralimpici, come fanno nel resto d’Europa». ​​Il sogno di Rebecca è diventato parte della “Intellectual impaired revolution”, un fondo filantropico istituito per creare e sostenere la nazionale italiana di sci formata da persone con disabilità intellettiva e promuovere la formazione di gare d’alto livello. Rebecca, Christian, Samuel e i loro coach sono parte di questo sogno. Il circuito di gare è un momento per divertirsi, dove atleti, amici e parenti possono incontrare esperienze diverse, sollevando per un po’ il peso che il welfare lascia sulle famiglie nell’organizzazione del tempo e delle esperienze d’autonomia delle persone con disabilità. Un mondo del quale mancano anche solo i numeri. Gli unici dati sicuri sono quelli del ministero dell’Istruzione: dei 338mila alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, ovvero il 4,1 per cento degli iscritti, il 37 per cento ha una disabilità intellettiva. Sono circa 125mila ragazzi e ragazze che hanno vite da scrivere, capacità da scoprire e gare da vincere. Anche se come ricorda Rebecca: «Io ho imparato da quando ero piccola che si può sia vincere che perdere, e che le sconfitte sono meglio delle vittorie perché si impara di più».​​“Rivincite” è una docu-serie realizzata con il sostegno finanziario dell’Unione Europea. Il suo contenuto è esclusiva responsabilità di Somewhere Studio e non riflette necessariamente le opinioni dell’Unione Europea. Somewhere Studio garantisce l’indipendenza, il rigore e la completa autonomia nella scelta e nel trattamento degli argomenti

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