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Operazione Primus, c’è una scarcerazione: per il boss Di Primo cade un’estorsione

Arrivano i primi esiti del Riesame.

Di Laura Distefano |

Alfio, per gli adraniti Alfredo Pisciavino, Di Primo resta in carcere. Ma il Tribunale del Riesame ha annullato una delle estorsioni che gli erano contestate. L’ordinanza è arrivata a seguito del ricorso presentato dal difensore, l’avvocato Francesco Messina. Il collegio invece ha confermato i reati di associazione mafiosa e le altre estorsioni. Di Primo è stato arrestato pochi giorni prima di Natale dai poliziotti del Commissariato di Adrano e dalla Squadra Mobile etnea nell’ambito dell’operazione Primus. Nome dedicato proprio al suo cognome, visto che è considerato il capo operativo del clan Scalisi, cellula mafiosa dei Laudani ad Adrano.

Il Tribunale del Riesame ha disposto l’annullamento parziale per Dario Sangrigoli, difeso anche lui dall’avvocato Messina. I giudici della Libertà hanno ritenuto non vi fossero gli elementi per la misura cautelare per tre estorsioni contestate. Confermata nel resto invece l’ordinanza del gip. Sangrigoli quindi resta dietro le sbarre.

Ha invece lasciato il carcere Vincenzo Castro. Il Riesame ha accolto il ricorso dell’avvocato Messina e ha annullato l’ordinanza impugnata (sia per associazione mafiosa che per estorsione) disponendo l’immediata scarcerazione dell’indagato.I provvedimenti sono stati emessi ieri. Il collegio della quinta sezione penale, presieduto da Gabriella Larato e composto dai giudici Patricia Di Marco e Chiara Raffiotta, ha fissato per il deposito delle motivazioni il termine di 45 giorni. Solo a quel punto potremo sapere se le ragioni che hanno spinto gli annullamenti si fondano sugli indizi di colpevolezza o sulle esigenze cautelari.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA