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Versasil conferma la ristrutturazione aziendale. Cgil-Filctem, «Governo impedisca chiusura chimica di base»

La reazione sindacale dopo l'incontro a Roma con il ministro Urso

Di Redazione |

«L’azienda ha confermato la volontà di procedere alla ristrutturazione delle attività, con la chiusura degli ultimi due impianti di cracking, a Priolo e Brindisi, che producono i prodotti della chimica di base in Italia. Chiusura che, dopo quelle avvenute negli ultimi anni a Porto Torres, Gela e Porto Marghera, oltre a comportare la perdita a cascata di migliaia di posti di lavoro, significa porre fine alla produzione di questi prodotti, fondamentali poiché l’80% di essi viene utilizzato da tutti gli altri settori industriali del nostro Paese. Eni è un’azienda partecipata dallo Stato con una quota rilevante, non può comportarsi come un qualsiasi fondo finanziario che agisce solamente per aumentare la profittabilità degli investitori. Il Governo impedisca questo scempio».

È quanto dichiarano in una nota congiunta Cgil nazionale e Filctem Cgil in merito all’incontro convocato ieri dal ministro Urso sul piano di riorganizzazione annunciato da Eni in relazione al ruolo della controllata Versalis.«Le produzioni chimiche nel nostro Paese – sottolineano – hanno la necessità di mantenere una loro forte integrazione, e questo piano rischia di mettere in discussione tutti gli altri stabilimenti come Ferrara, Mantova, Ravenna, causando un effetto domino di portata devastante dal punto di vista industriale e sociale, che riguarderebbe, tra occupati diretti e indotto, oltre 20.000 persone».

Per Cgil e Filctem «in questo modo si guarda all’interesse degli azionisti, che lamentano le perdite derivanti da una crisi congiunturale legata alla sovraproduzione cinese e al rallentamento della produzione industriale mondiale. Ma ciò che si determinerà – ribadiscono – avrà impatti gravissimi, perché indebolirà ulteriormente il tessuto produttivo italiano e ci condannerà, anche in questo settore, alla subalternità delle importazioni estere, esponendo la fragilissima competitività delle nostre aziende alle ben più forti e consolidate dinamiche dei mercati mondiali. Una lotta impari, aggravata dalle tensioni geopolitiche che rappresentano un rischio gravissimo per il nostro Paese. Siamo convinti che il ministro Urso sbagli a ritenere positiva la riconversione annunciata dall’azienda».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA