Era il 12 settembre quando Daniele Marino, padre della piccola Gaia, 5 anni, protestò pubblicamente per il mancato avvio a scuola del servizio di assistenza all’igiene personale per la figlia disabile. Ieri, 27 novembre, ha partecipato alla terza udienza davanti al giudice della prima sezione Civile del Tribunale di Catania per avere riconosciuto quello che definisce «un diritto costituzionale, quello all’istruzione». Il problema, riproposto in modo simile in quasi tutti i Comuni della provincia etnea, capoluogo compreso, è solo uno: non ci sono abbastanza fondi per permettere di erogare il servizio che, come prevede la normativa regionale, è in capo ai Comuni. In questo caso quello di Zafferana, a cui è rivolto il ricorso della famiglia che chiede l’attivazione di 15 ore di assistenza specialistica.
La decisione, stante anche una prima ordinanza dello stesso Tribunale che ha riconosciuto lo scorso 1 novembre «la necessità di assistenza igienico-sanitaria» per la bambina e ha disposto l’integrazione nel contraddittorio di ieri del «Ministero dell’Istruzione e dell’istituto scolastico» anche «se non in giudizio», secondo Marino «non dovrebbe tardare ad arrivare». A oggi però «a oltre due mesi e mezzo dall’inizio delle lezioni io e mia moglie ci alterniamo davanti all’ingresso della scuola di Gaia ogni mattina per intervenire in caso di eventuali sue esigenze». Alla bambina, che frequenta la scuola dell’infanzia nell’istituto “Paolo Vasta” di Acireale, l’assistenza è stata del resto riconosciuta tramite il Pei (Piano educativo individualizzato) stilato dall’organo collegiale Glo (Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione) deputato alla definizione delle ore da affidare a specialisti per i disabili riconosciuti ai sensi della legge 104 del 1992 «già lo scorso 27 giugno».
«Stiamo vivendo la vicenda ormai quasi da “spettatori” – commenta ancora Marino – il giudice ci ha riconosciuto pienamente il diritto di Gaia, così come ampia solidarietà è stata riconosciuta dalla scuola. Il Comune però trova le risorse per costituirsi in giudizio ma non quelle per erogare il servizio, nonostante dagli atti risulti che le somme per l’assistenza scolastica ai disabili siano a bilancio», conclude Marino.