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Il rapporto
La Sicilia cresce più velocemente del resto d’Italia. Ma il gap da colmare è ancora tanto
Svimez: il Pil è aumentato più della media nazionale, trainato soprattutto dalle costruzioni
Per il secondo anno consecutivo l’economia siciliana registra una percentuale di incremento del Pil superiore a quella della media del Paese e del Nord. Questo va benissimo in termini percentuali, significa che l’Isola corre più degli altri territori; ma non bisogna dimenticare, usando termini sportivi, la “penalizzazione” di partenza, cioè l’arretratezza che fa sì che il Pil procapite in Sicilia sia ancora la metà di quello del Nord. Essere più veloci, quindi, ancora non è sufficiente se la distanza è ancora tanta.Guardando al Rapporto annuale Svimez sul 2023, la Sicilia negli ultimi cinque anni è cresciuta del 5,68, a fronte del +5,1% nazionale e del +4,4% del Centro-Nord e del +5,1% del Sud. Ma nel confronto fra regioni non è in testa: prima è la Puglia (+7,68%), seguono il Veneto (+6,61%), l’Emilia Romagna (+6,39%) e la Campania (+6,12%).
La Svimez osserva che nel 2023 il Pil della Sicilia è cresciuto del +2,2%. Hanno inciso dinamiche ancor più favorevoli che nel resto del Mezzogiorno delle opere pubbliche (+60,4% in termini nominali) e più in generale degli investimenti pubblici (+26%); anche l’industria è cresciuta significativamente (+3,4%), arrestando una tendenza di medio periodo alla deindustrializzazione. Sul fronte del lavoro, Umbria (+15,5%) e Sicilia (+13,8%) mostrano le dinamiche più favorevoli rispetto ai livelli pre-pandemia. L’agricoltura, come in tutto il Paese, non ha visto dei miglioramenti significativi e, quindi, anche gli addetti in questo settore, in Sicilia, sono aumentati di poco (+0,7%), bene gli occupati nei servizi (+1,8%), ma la crescita del mercato del lavoro è stata trainata dalle costruzioni (+48,1% degli addetti). La disoccupazione è scesa del 9%, mentre i “non lavoro” (scoraggiati, chi cerca lavoro e non lo trova e i partime involontari) raggiungono il 38%.
Resta la piaga dell’emigrazione: tra il 2013 e il 2022 i giovani laureati (25-34 anni) che hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord sono quasi 200mila; negli stessi anni hanno lasciato la Sicilia oltre 45mila giovani laureati. Così come la piaga della denatalità: Svimez calcola che la popolazione siciliana al 2050 calerà del -18,1%. Dal 2011 al 2023 Palermo e Messina hanno perso rispettivamente 56mila e 55mila residenti. A Catania la popolazione del capoluogo è cresciuta. Ma al 2042 la stima vede Palermo perdere oltre 166mila residenti (-100mila il comune capoluogo); Messina -85mila (-38mila il comune capoluogo); Catania -100mila (-28mila il comune capoluogo).
L’istruzione per formare i giovani del futuro? Le scuole dotate di mense in Sicilia sono solo il 20% e il tempo pieno si fa solo nel 12%, qui c’è il più alto tasso di abbandono scolastico (21,1%).Le forti carenze del sistema sanitario fanno sì che il 16% dei malati oncologici si faccia curare al Nord.L’unica specializzazione produttiva è l’agroindustria che, però, sta soffrendo gli effetti dei cambiamenti climatici. Forti potenzialità ci sono nella green economy e Svimez richiama la politica a sviluppare in Sicilia la filiera del solare al traino dell’esperienza della gigafactoy di 3Sun a Catania.