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Il nuovo M5s, cosa cambia in Sicilia dopo l’Assemblea costituente: intanto salta il tappo per 17 eletti su 23

Il coordinatore regionale Nuccio Di Paola: «L’esito della consultazione degli attivisti ci dà più forza, ora un campo competitivo per le Regionali»

Di Mario Barresi |

Chissà cosa avrà pensato ieri pomeriggio l’ex leader siciliano Giancarlo Cancelleri – e con lui tanti altri pezzi, pure grossi, che negli ultimi anni se ne sono andati sbattendo la porta o sono stati cacciati – dopo che nel M5S è saltato il tappo del limite dei due mandati. «L’esito della costituente in Sicilia ci dà tantissima forza e una grande carica di entusiasmo», esulta il coordinatore regionale Nuccio Di Paola, contiano di ferro. L’esito della consultazione degli attivisti, soprattutto rispetto al quesito più delicato, cambia completamente lo scenario anche nell’Isola.

I numeri

Alcuni numeri, per capirci: su 23 eletti siciliani – fra Palermo, Roma e Bruxelles – soltanto in sei erano al primo giro: Lidia Adorno, Cristina Cimminisi e Carlo Gilisto all’Ars; Dolores Bevilacqua e Daniela Morfino in parlamento nazionale e Giuseppe Antoci in Ue. E ora è chiaro che per tutti gli altri 17, e per decine di altri ex “portavoce” in panchina in virtù del più sacro dei dogmi grillini, che ora viene meno con «modalità da stabilire», non varrà la definizione di «yogurt con la scadenza» che Cateno De Luca usò per delegittimare l’interlocuzione proprio con Di Paola. Che, in base a un’altra deroga introdotta dalla costituente, torna in gioco anche per un’eventuale candidatura a governatore in Sicilia, per la quale da un po’ di tempo in ambienti pentastellati si fa con sempre più forza il nome di Antoci. «Ma a me in Sicilia interessa molto di più – scandisce il vicepresidente dell’Ars – costruire un campo competitivo, forte anche dal via libera alle alleanze sancito con una percentuale molto alta».

Il modello

D’altronde il movimento siciliano, dopo il clamoroso sgambetto al Pd nelle primarie regionali del 2022, s’era già portato avanti con il lavoro. «Il dialogo è costruttivo e costante da un paio d’anni – precisa Di Paola – e il modello da replicare è quello vincente a Gela, con qualche variante e alcuni correttivi». Porte ancora aperte anche a “Scateno”, che però sembra ormai nell’orbita del centrodestra.

Ma per adesso è il momento di festeggiare. «La grandissima partecipazione democratica di questi giorni a Roma – certifica Antonio De Luca, capogruppo all’Ars – è un’ulteriore motivazione per noi, in Sicilia, a fare sempre di più e meglio per dare il benservito a Schifani e al suo governo fatto di tante chiacchiere e zero fatti».

Il terzo mandato

Ovviamente il fattore più nuovo è l’apertura al terzo mandato. Il che ora dovrebbe interrompere alcuni “negoziati” – in corso tanto a Palermo quanto a Roma, soprattutto in direzione Pd – da parte di chi nel 2027 sarebbe andato a sbattere contro il muro dell’incandidabilità. «Saranno scelte meritocratiche concertate con la base e i vertici nazionali», anticipa Di Paola, da sempre convinto che «c’è chi di mandato non avrebbe meritato nemmeno il primo».

Certo, adesso bisognerà arginare l’emorragia sancita a livello nazionale dai sondaggi, eppure «noi in Sicilia sui territori ci siamo sempre stati e ci siamo con ancora più forza», certifica il referente regionale. Che di certo ha avuto il merito di tenere tutte le “pecorelle” siciliane (soprattutto quelle al secondo mandato) dentro l’ovile di Giuseppe Conte, magari in attesa di conoscere l’esito delle deroghe. «Siamo tutti allineati con il presidente, al di là di qualcuno con un brutto carattere e di chi ogni tanto prova a fare il furbo», ostenta il leader regionale.

In effetti non è una sorpresa per un movimento che in Sicilia ha avuto l’innesco con la traversata di Grillo sullo Stretto nel 2012: tutti adepti del fondatore, poi tutti schiacciati su Luigi Di Maio, infine tutti col «presidente». Le poche voci fuori dal coro non sono più dentro il movimento che adesso cambia pelle dopo i giorni di “Nova”, chi è rimasto ha vinto la scommessa e adesso gongola pensando alla terza ricandidatura. Così, per citare lo stato di WhatsApp dell’ex “elevato”, «da francescani a gesuiti» è un attimo. Grillo è stato rottamato, siamo tutti contiani tutti. È questione di sopravvivenza, cantava Gino Paoli.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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