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Il caso

Catania, per due stupratori pene ridotte in appello. Abusarono di una ragazza dopo la discoteca

L'episodio otto anni fa nel parcheggio di un locale al confine tra il capoluogo e Misterbianco. La vittima: «Vivo sempre nella paura». La difesa annuncia il ricorso

Di Laura Distefano |

Sentenza confermata ma con pene leggermente ridotte. Per la Corte d’Appello di Catania i giovani Salvatore Ardizzone e Salvatore Filetti sono colpevoli di violenza sessuale. Lo stupro è quello avvenuto nei confronti di una ventenne nei sedili posteriori di una macchina nel parcheggio di una discoteca nella periferia di Catania, al confine con Misterbianco, otto anni fa. La ragazza che conosceva uno dei due imputati già da tempo, seppur con qualche periodo di tensione, ha chiesto un passaggio per tornare a casa, ad Acireale, visto che le amiche con cui era uscita volevano continuare la serata nel locale. Il gruppo dei tre avrebbe accettato. Arrivati in auto uno del terzetto sarebbe sparito e gli altri due avrebbero abusato della ragazza. Ardizzone l’avrebbe costretta ad avere un rapporto completo, mentre Filetti avrebbe tentato di ottenere sesso orale. La vittima avrebbe immediatamente contattato l’amica con un messaggio scrivendogli: «Mi hanno stuprata». La paura per l’effetto che la notizia potesse avere sulla madre ha fatto ritardare la denuncia di qualche giorno, ma poi la giovane (oggi ha 27 anni e si è laureata) si è rivolta ai carabinieri che pochi mesi dopo hanno arrestato i due con l’accusa di violenza. La misura fu poi annullata dal Tribunale del Riesame che ritenne “i gravi indizi di colpevolezza insufficienti”. Il processo, in abbreviato, è finito con la condanna del gup, poi impugnata dalle difese.

Il processo d’appello, durato undici mesi, è terminato giovedì sera con la condanna, rideterminata per l’esclusione di un aggravante, a 3 anni e 4 mesi per Ardizzone e 2 anni e 8 mesi per Filetti. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Fabrizio Seminara e Orazio Consolo, attendono di «leggere le motivazioni della Corte d’Appello che saranno depositate tra 90 giorni per valutare il ricorso per Cassazione».

I due sono stati condannati anche alla rifusione delle spese legali affrontate dalla vittima, assistita dall’avvocato Milena Occhipinti. «La mia assistita non ha nemmeno sorriso dopo la lettura del dispositivo», racconta. La giovane ha detto di sentirsi in una “bolla”, ma poi «è tornata l’ansia che possa accadergli qualcosa di male. Vive nel terrore che la sua denuncia possa scatenare reazioni». La ragazza ha rinunciato al sogno «di andare all’estero» perché «ha troppa paura di allontanarsi dai suoi cari». L’avvocato spiega che la sua assistita ha vissuto momenti difficili in questi anni di «calvario» superati grazie all’amore dei familiari e al supporto di uno psicologo. Non sono mancati i momenti di scoramento: «È andata per un periodo anche via da Acireale. Si è trasferita in un’altra città per sentirsi più al sicuro. Poi piano piano ha cercato di riprendersi la sua vita da giovane. Ci sta ancora provando. Questa sentenza ha il sapore della giustizia, anche se sappiamo che ci aspetta l’ultimo scoglio», conclude l’avvocato.

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