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il processo

Insulti sessisti e volgari a una giornalista (oggi scomparsa), condannato l’ex senatore Michele Giarrusso

Otto mesi pena sospesa nel processo portato avanti dai genitori della collega

Di Laura Distefano |

«Condannato». La voce dell’avvocato Eleonora Condorelli ha il potere di riscaldare un po’ il cuore di Enza e Salvatore Borgese, mamma e papà della giornalista Debora scomparsa qualche mese fa dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro la malattia.

L’altra battaglia di Debora era stata quella giudiziaria dopo che su facebook comparve un post diffamatorio firmato dal già senatore Michele Giarrusso. L’ex parlamentare nazionale è stato condannato per diffamazione a otto mesi, pena sospesa.

La pm, al termine della requisitoria, aveva chiesto una multa di mille euro. L’avvocato Condorelli, costituito prima con Debora e dopo con i genitori in quanto eredi della parte offesa, ha evidenziato il contenuto di un commento social che aveva leso l’immagine della giornalista. Frasi «sessiste e volgari» che non avrebbero dovuto appartenere a un uomo delle Istituzioni.

Il procedimento è stato a lungo congelato perché l’ex senatore aveva utilizzato la carta dell’immunità parlamentare. Ma Borgese, con i suoi legali, aveva bussato fino alla Corte Costituzionale che annullò la deliberazione di insindacabilità dell’ex grillino rendendolo “imputabile”.

Il processo ha subito più rinvii anche nell’ultimo periodo: l’imputato, infatti, aveva chiesto di sottoporsi all’interrogatorio nel dibattimento. Ma dopo vari cambi di difensore e altri tecnicismi giuridici, nemmeno nell’ultima udienza si è svolto l’esame dell’imputato. Giarrusso era assente.

La sentenza della giudice Stefania Cacciola sarà depositata tra 90 giorni. Vedremo se ci sarà l’impugnazione e si andrà in Corte d’Appello.

La nota di Assostampa

Assostampa Catania esprime “soddisfazione per la condanna a otto mesi, pena sospesa, per l’ex senatore Michele Giarrusso, accusato di diffamazione nei confronti della giornalista recentemente scomparsa Debora Borgese». «Una sentenza – afferma Assostampa in un nota – che rende giustizia postuma ad una collega pesantemente offesa con frasi volgari e sessiste pubblicate su Facebook da un uomo che in quel momento rappresentava le Istituzioni. Una battaglia che Debora ha perseguito con determinazione, arrivando finanche alla Corte Costituzionale e ottenendo l’annullamento dell’insindacabilità per immunità parlamentare a cui Giarrusso aveva fatto ricorso. Il sindacato unitario dei giornalisti sosterrà sempre i colleghi intimiditi o, come in questo caso, offesi da coloro i quali, attraverso questi sistemi, provano, vanamente, come nel caso di Debora, a frenarne l’impegno professionale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA