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L'intervista
Il ds Faggiano a ruota libera: il Catania, la classifica e il nuovo inizio
L'intervista al direttore sportivo rossazzurro delinea i programmi del club
Daniele Faggiano prende un bel respiro e parla per un’ora abbondante con un tono di voce determinato. Il direttore è in forma. Vincere aiuta a sorridere. Il Catania dopo un mese è tornato a imporre il proprio ritmo e il direttore ha voluto puntualizzare alcuni aspetti che riguardano squadra, staff tecnico, medici, dirigenti, giocatori, tifosi.
Il successo sul Trapani è un nuovo inizio.
«Prima di parlare di quanto accade in campo voglio sottolineare i meriti di tutta la società, tutte le persone che lavorano in questo club fanno parte dello stesso gruppo. Il Catania è uno, i meriti e i demeriti sono di tutti contemporaneamente, mai di un singolo. La gara giocata in casa contro il Trapani non è un nuovo inizio, perché il processo di crescita non si era arrestato, però è molto importante per il nostro cammino. Si è vinto proponendo tanto gioco in attacco e maggiore sicurezza negli altri reparti. Non guardavamo all’avversario, ma ci aspettavamo una risposta sul campo da parte di tutti. Sono felice per i giocatori che ci tenevano tantissimo. Adesso sarà fondamentale dimostrare di saper gestire le vittorie: la fame deve aumentare costantemente».
Cosa è cambiato?
«Anche nel match giocato al Massimino contro il Messina abbiamo costruito moltissimo. A volte manca un pizzico di fortuna nel momento topico. Ho letto di altre squadre che si lamentano degli arbitri e degli infortuni. Noi non ci piangiamo addosso e non cerchiamo mai scuse: profilo basso e pedalare. Se dobbiamo segnalare un problema ne parliamo nelle dovute sedi, non in pubblico. Incassiamo il risultato e lavoriamo per migliorare. Sia quando si vince, sia quando non si porta a casa il risultato».
Si comincia a parlare di mercato.
«Io non ne voglio parlare. I ragazzi sanno che tutto dipende da loro, abbiamo bisogno di chi ha sposato la causa Catania. E i giocatori hanno bisogno della società. Abbiamo bisogno dei tifosi che hanno fatto sempre tantissimo. I nostri sostenitori sono vicini alla squadra per 100 minuti a partita. Questo chiediamo. I ragazzi hanno sempre messo la faccia anche quando abbiamo perso tanti punti».
La classifica non è definitiva.
«Non guardo la classifica. Non serve. Lo faremo alla fine tracciando il bilancio».
Intanto domenica ecco la trasferta ad Avellino.
«Un’altra gara non semplice, quella in Irpinia è una tappa importante ma non fondamentale contro una squadra che ha voglia, entusiasmo, che è stata costruita per vincere il campionato anche l’anno scorso e per questo ci tiene ancora di più quest’anno. Gli irpini hanno grande voglia di fare bene contro di noi, come tutti. Noi ci impegneremo a fare il massimo come sempre».
Campionato aperto?
«La Serie C è un campionato sempre aperto, ogni partita resta in bilico fino all’ultimo».
Quando si delineeranno i valori effettivi?
«C’è ancora tanta strada da percorrere. Dopo Avellino avremo ancora quattro gare di campionato nell’anno solare poi la sosta, quindi i cambiamenti a gennaio per tutte le squadre: sono tre fattori che, aggiungendo imprevedibilità dei risultati evidenziata in questi primi mesi della stagione non consentono di rispondere con certezza a questa domanda».
La reazione contro il Trapani fa ben sperare, il periodo nero sembra alle spalle, anche se gli assenti sono troppi.
«Io guardo chi c’è in campo. Chi ha giocato e chi sta in panca darà sempre il massimo. Non parlo di alternative, ma di titolari. Tutti lo sono. Dobbiamo stare uniti e non “sparare” sul Catania. Dobbiamo remare tutti insieme dalla stessa parte».
Lei parla dei “tutti titolari”. Gega, alla prima gara dall’inizio ha bene impressionato.
«Anche chi è entrato ha fatto bene. Questo dimostra che la squadra si allena bene, tutti lo fanno come se dovessero giocare cento minuti ogni partita».
Ci sono stati dei cali di prestazione, tuttavia.
«Più che cali di prestazione direi flessione di concentrazione. A Giugliano abbiamo commesso errori, sì, è vero. Ma a Crotone ci siamo rimessi in piedi e potevamo anche pareggiare. Difetti? Ce ne sono e lavoriamo per eliminarli. Non possiamo regalare il primo tempo, dobbiamo entrare in gara decisi, alti, compatti, facendo girare la palla come contro il Trapani».
Quando si perde, lei lo sa bene, piovono le critiche su tutto: anche sulla costruzione da dietro.
«La palla che comincia a viaggiare da dietro è una costruzione logica. Poi c’è anche un momento in cui si rifiata ma senza perdere terreno e neanche identità».
Lei non parla dei singoli, ma Inglese, voluto fortemente da lei, sta ripagando la fiducia con gol e gioco.
«Ho già parlato del mio rapporto con Inglese e della mia fiducia in lui, ma il ragazzo è qui grazie anche a Vincenzo Grella. Infatti è stata una scelta supportata ampiamente dal nostro vice presidente. Roberto si sta dimostrando un ragazzo che parla poco e si fa sentire con i fatti, è un giocatore che tiene al suo lavoro e anche quando non segna lavora per la squadra».
Cos’ha detto a Castellini a fine gara contro il Trapani?
«Gli ho fatto i complimenti per il gol, poi ho sorriso con lui per il rigore. L’errore ci può stare. Più che un errore è stato uno scivolone e non ha inciso sul risultato, per cui abbiamo commentato sorridendo ma non ridendo. Una pacca sulla spalla l’ha meritata anche per la straordinaria reazione che ha avuto dopo l’episodio sfortunato, con un paio di interventi importantissimi subito dopo il penalty, dimostrando una maturità notevole».
Ci indica un margine di miglioramento collettivo dopo il match col Trapani?
«Dopo il 2-1 non potevamo soffrire determinate situazioni. Bisogna chiudere prima le gare».
Il Massimino offre sempre un effetto da categorie superiori.
«I giocatori tengono alla maglia. Tengono ai tifosi che incitano, i genitori dei calciatori vengono da fuori e restano incantati del tifo di curve e tribune. Questo comporta maggiore impegno da parte nostra, maggiori aspettative da parte della città».
Il futuro del Catania?
«Stiamo cercando di costruire ad ogni livello, Io rispondo della parte tecnica e ribadisco che da questa prospettiva vedo una società che sta costruendo. Certi attacchi che sento mi rendono triste».
Ma il pubblico vuole sapere se a gennaio interverrete.
«Preferirei evitare di parlare di mercato, ora penso ai rientri di De Rose e -Sturaro prima di gennaio e di Di Tacchio nel nuovo anno. Saranno innesti importanti ma se ci sarà bisogno di aggiustamenti provvederemo. Ora pensiamo a combattere tutti uniti. I giocatori soffrono quando si perde, non vanno in giro, ma pensano a rimediare ai punti persi. Anche il pari in casa non lo accettano, c’è un attaccamento al progetto nato quest’estate, ve lo assicuro».
Due parole su Toscano che si conferma la scelta migliore.
«Siamo felici e contenti del suo lavoro e del dialogo con il mister, sempre franco, lucido e costruttivo».
Gli infortunati recuperano?
«Col tempo che occorre. A proposito sottolineo un particolare: lo staff sanitario ha la massima fiducia sul metodo di lavoro che riguarda prevenzione e recupero. A partire dal dott. Riso proseguendo con il medico sociale dott. Amato, con i fisioterapisti e tutti i componenti del reparto. I recuperi si fanno con raziocinio, gestendo il momento senza affrettare i tempi. Inoltre teniamo conto che nel calcio moderno l’incidenza degli infortuni è notevolmente aumentata, non vedo squadre senza infortunati. La contingenza negativa, semmai, riguarda la concomitanza di assenze nello stesso ruolo, circostanza che non ha attinenza con il lavoro dello staff medico».
In attesa dei rientri, chi va in campo lotta per il posto.«Immagino si riferisca a Stoppa, Gega, Raimo, Jimenez che magari fino a qualche settimana fa non avevano ancora avuto tante opportunità dal primo minuto: spendo una parola per loro e per gli altri perché il Catania è uno e quell’uno non è il singolo. La parabola di questi e di altri calciatori prova concretamente che tutti possono giocare titolari, chi è sceso in campo contro il Trapani può reggere il peso della responsabilità. La sana competizione aiuta. Chi non rispetta la regole sa che può andare via subito Ma fino a oggi non è successo. Adesso andiamo ad Avellino senza uno stress che pesa. Giocheremo determinati, ma senza pericolosi assilli: siamo il Catania e questo ci basta in termini di responsabilità».