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Operazione Grease: sentenza ribaltata, assolto Michele Cintorino in appello

Restituiti anche i beni al fratello del boss.

Di Laura Distefano |

Sentenza ribaltata per Michele Cintorino. La Corte d’Appello lo ha assolto dal reato di associazione mafiosa “per non aver commesso il fatto”. In primo grado erano serviti più 10 anni dal blitz Grease per chiudere il primo grado. Ora dopo tre anni c’è l’epilogo del secondo capitolo processuale, che oltre ad annullare la condanna di 7 anni dispone anche la restituzione dei beni (immobili di Fiumefreddo di Sicilia) per il fratello del boss Nino. Assolto anche Sebastiano Reitano, che era stato condannato a più di dieci anni dal Tribunale.

Da 30 a 8 anni e 4 mesi di reclusione per Carmelo Porto, storicamente vertice del clan di Calatabiano e uomo operativo dei Cintorino. Il boss prima che scoppiasse la pandemia fece una scelta netta: dopo l’arresto nell’inchiesta Isola Bella, decise di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni portarono un vero e proprio terremoto per la mafia e la politica della riviera jonica. Calatabiano, lo ricordiamo, è guidato dai commissari dopo lo scioglimento del Viminale. Ma torniamo al processo, la Corte d’Appello ha riformato la sentenza anche nei confronti della figlia di Porto, Francesca (che fu ritenuta il collettore del padre mentre era detenuto) è stata condannata a 7 anni e 2 mesi e 1.600 euro. In primo grado erano stati più di 12. Scende da 10 a 7 anni la condanna nei confronti di Giuseppe Timpanaro.

Il blitz

L’operazione, scattata nel 2010, sferrò un colpo durissimo al clan Cintorino (alleato dei Cappello di Catania) che opera tra Calatabiano e Taormina. Fu fermato un imponente traffico di cocaina che portava a collegamenti con ‘corrieri’ spagnoli e narcos colombiani. Ma cosa più importante, fu ricostruita la mappa del pizzo individuando almeno 12 episodi. Le accuse a vario titolo, infatti, erano associazione mafiosa, estorsione e droga.

La difesa

Gli avvocati di Cintorino, Francesco Antille e Alessandro Santangelo, commentano: “Questa è la fine di un incubo giudiziario. La Corte d’Appello, accogliendo la tesi difensiva, ha assolto il nostro assistito. Un’innocenza che abbiamo ribadito fin dall’inizio del procedimento”COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA