IL SINDACO UCCISO
Delitto Vassallo, svolta a 14 anni dal delitto: 4 arresti, ci sono anche due carabinieri
Angelo Vassallo, il «sindaco-pescatore» di Pollica, perla del Cilento, fu ucciso perché si accingeva a denunciare un traffico di droga nato attorno al porto della sua Acciaroli, che vedeva coinvolti un ex camorrista oggi collaboratore di giustizia, un imprenditore e due carabinieri, tra cui il colonnello Fabio Cagnazzo. E’ questo l’impianto accusatorio della procura di Salerno da cui sono scaturite le quattro misure cautelari eseguite oggi per l’omicidio di Vassallo, ucciso in strada nella tarda serata del 5 settembre del 2010 con nove colpi di pistola. I quattro provvedimenti sono scattati, oltre che per l’ufficiale dei carabinieri, per l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, già condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione per il suo coinvolgimento nello spaccio di stupefacenti al parco Verde di Caivano, per il pentito di camorra Romolo Ridosso, figlio di un boss, e per l’imprenditore Giuseppe Cipriano. Per tutti l’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle finalità mafiose.
Fa rumore il coinvolgimento del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo – rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere – figlio di Domenico Cagnazzo, pluridecorato generale dell’Arma, vicecomandante in Sicilia al momento dell’arresto di Totò Riina. Per anni a capo della compagnia di Castello di Cisterna, e protagonista a Napoli e provincia di indagini sui più potenti clan di camorra, Fabio Cagnazzo è stato per alcuni anni comandante provinciale a Frosinone, e dal 2022 risultava indagato per il caso Vassallo, professandosi innocente.
La ricostruzione degli inquirenti individua il movente dell’assassinio nella scoperta da parte di Vassallo di un traffico di droga riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell’Arma. Uno scenario che Vassallo aveva esposto in via confidenziale all’allora procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, e che avrebbe formalizzato a breve con una denuncia. Troppo tardi, Vassallo fu giustiziato poco lontano da casa la sera prima di quell’incontro. «Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto”: è la frase che Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati, avrebbe pronunciato parlando davanti alla sua abitazione con il carabiniere Cioffi.
Secondo l’accusa proprio Cagnazzo, in vacanza nella località cilentana, si sarebbe speso subito dopo l’omicidio in un’attività di depistaggio pianificata già prima che Vassallo fosse giustiziato, indicando in uno spacciatore del posto, Bruno Humberto Damiani De Paula, detto ò brasiliano, il responsabile del delitto. Un depistaggio attuato anche attraverso il condizionamento psicologico della famiglia della vittima, non solo per evitare la carcerazione – come ha raccontato il pentito Eugenio D’Atri che lo accusa – ma anche perché per Cagnazzo sarebbe stato insopportabile «perdere l’onore». Damiani è stato per anni l’unico indagato, prima di essere del tutto scagionato.
«Finalmente è arrivata la svolta nell’inchiesta sull’omicidio del sindaco pescatore» sottolinea la segretaria del Pd Elly Schlein. Le fa eco il leader del M5s Giuseppe Conte: «Da anni siamo impegnati a chiedere verità e giustizia per l’assassinio di Angelo Vassallo. Il tempo trascorso, 14 anni, non ci ha fiaccati». Ricorda Angelo Vassallo come «un uomo della legalità, un ambientalista che amava il suo territorio e per esso si è sempre battuto» Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde. «Gli arresti di oggi dicono che è ancora possibile fare piena luce sull’omicidio» osserva il senatore di Fdi, Antonio Iannone, segretario della commissione Antimafia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA