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Evasione

La tassa sui rifiuti questa sconosciuta: a Catania il 45% degli utenti non la paga

Molti cittadini lamentano di non aver ricevuto alcunché. Caserta: «Fra le utenze mancano gli studi professionali»

Di Maria Elena Quaiotti |

Ormai è noto: il dato diffuso a più riprese dal Comune sull’evasione del pagamento della Tari si attesta tra il 40 e il 45% delle utenze. Le domande sorgono spontanee: è tutta vera evasione “intenzionale”? Perché sono tanti i casi, documentabili, di ritardi se non mancati invii degli avvisi di pagamento. L’anagrafica delle utenze è aggiornata? Ma soprattutto, cosa sta facendo il Comune per abbattere la percentuale monstre?Sul recupero dell’evasione «vi è un gruppo – afferma Giuseppe Marletta, assessore al Bilancio – che con fatica recupera qualcosa, si aggiornano le anagrafiche e si è messo in piedi un regolamento che prevede la regolarità sui tributi per ottenere concessioni, rinnovi di licenze, etc. Regolamento che verrà consegnato al consiglio comunale quanto prima».

«Il ritardo sugli invii – prosegue l’assessore – lo conosciamo. “Municipia” (dall’anno scorso concessionario della riscossione dei tributi per il Comune, ndr) ci ha assicurato che il 2024 è stato tutto inviato, chiaramente per posta ordinaria. Chi non avesse ricevuto l’invio può ottenere la ristampa al piano terra di Palazzo dei Chierici, oppure visualizzarla e pagarla attraverso l’app Io». La prossima scadenza, il saldo della Tari, è fissata al 10 dicembre.

Dunque tutto bene? Non esattamente, almeno a sentire i cittadini. «Io personalmente pago online – dice Irene Raineri – ma non ho mai ricevuto un avviso cartaceo. Specie gli anziani però se lo aspettano, e se tarda o non arriva vengono costretti al “pellegrinaggio” a Palazzo dei Chierici». Non esattamente una passeggiata. «Tra le utenze manca la grande “fetta” degli studi professionali – rileva Maurizio Caserta, capogruppo Pd in consiglio – in commissione ne avevamo discusso e chiesto ai dirigenti l’elenco degli studi perché spesso sono intestati a non residenti, ma di fatto producono rifiuti in città. Non è stato possibile ottenerlo. Sarebbe semplice aggiornare gli elenchi. Il dubbio è che non ci sia la volontà di farlo».Il senso civico per fortuna è ancora diffuso: «Solo ad aprile ci siamo accorti di non aver ricevuto l’avviso con importi e scadenze – dice Carmela Grasso – e abbiamo dovuto noi chiedere al Comune. Abbiamo regolarizzato la posizione per tempo, entro il 16 maggio, ma solo per il nostro scrupolo. E come a noi è successo anche ad altre famiglie. Perché questo disservizio?». «A marzo – racconta Esther Zappalà – ho scritto una pec al Comune perché non avevo ancora ricevuto nessun avviso. La pec è rimasta senza risposta, mentre la comunicazione originaria l’ho poi ricevuta, ma solo molto dopo ed era datata 13 febbraio! Per non andare in mora ho deciso di pagare l’intero importo, ma la colpa è del Comune. Sono loro a dover comunicare ai cittadini, e nei tempi utili». «Perché – commenta Andrea Scollo – non fanno un tavolo tecnico fra anagrafe, ufficio Tari e servizio Ecologia? La quantità di rifiuti in un quartiere dovrebbe corrispondere alle utenze e al numero pro capite di kg prodotti, se così non è, evasori o meno, allora qualcosa non va. Oggi arrivano avvisi di pagamento anche a persone che hanno cambiato residenza, venduto la proprietà, o perfino decedute da anni. Senza considerare le case occupate abusivamente»

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