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Inchiesta

La potenza di fuoco di Cosa Nostra e quel filo rosso che lega la Sicilia ai Balcani

I clan mafiosi posseggono arsenali da guerra da fare invidia a un esercito

Di Laura Distefano |

L’isola con il fuoco nella pancia. Il riferimento non è al magma dell’Etna, ma alla sempre maggiore presenza di arsenali e armi in mano ai clan mafiosi. Pistole, mitragliatrici, kalashnikov. Ordigni micidiali che, oggi, con i boss storici dietro le sbarre e da decenni rinchiusi al 41bis, sono il termometro di potere delle cosche. Almeno a livello militare. Il penultimo piano della piramide, quello che deve servire – anche se con meno omicidi e strade macchiate di sangue – a scatenare anche tremori e paura. Perché Cosa nostra si continua ad alimentare della forza intimidatrice. La pistola magari si mostra e non si usa. Ma il terrore rende forti. Invincibili. Un giovane affiliato catanese, intercettato qualche anno fa, disse che le regole nella mafia sono cambiate. «Ormai comanda, chi spara…». Anche se i cani sciolti, molte volte hanno fatto una brutta fine. Non dimentichiamo che Angelo Santapaola, cugino del padrino Nitto sepolto dal 1993 al carcere duro, fu ammazzato in un macello del calatino per volere dei suoi familiari di sangue proprio perché aveva deciso di prendere il comando a colpi di omicidi. E nel 2007, la strategia dell’inabissamento era la via da rispettare.

Senza se e senza ma.La legge del Far West è tornata in diverse stagioni però. E bisogna essere pronti per affrontare le guerre di mafia. A Palermo, nel Villaggio Santa Rosalia, in piena estate i finanzieri hanno scovato un arsenale. C’era anche una mitraglietta degli anni Ottanta. A settembre la polizia, con il coordinamento della Dda di Caltanissetta, ha recuperato riserve di fuoco dei mafiosi si Barrafranca e Ragalbuto. Lo scorso aprile fu addirittura ricostruito un asse con la Sicilia e la Germania, grazie ad alcuni emigrati. Un asse criminale creato per il traffico di droga e armi. A Catania i sequestri di arsenali sono quasi, purtroppo, quotidiani. Garage, sottotetti, vani ascensori sono molte volte dedicate alla custodia di pistole, munizioni, silenziatori. Ultimamente i carabinieri del capoluogo etneo hanno arrestato un uomo con una pistola con il colpo in canna.

Ma da dove arrivano questi micidiali strumenti bellici? L’intelligence europea ha più volte documentato il legame rosso tra i Balcani e la Sicilia. Che sia quello il corridoio per far arrivare le armi ai criminali italiani è stato più volte riscontrato da diverse inchieste. Ed è anche possibile che siano utilizzati, ad esempio dai trafficanti albanesi, gli stessi canali rodati per il mercato nero dei narcos. Anche via mare. Nell’operazione “Rosa dei Venti” i finanzieri del Goa di Catania, oltre a recuperare un maxi carico di marijuana sequestrò due kalashnikov. I Balcani e l’Europa dell’Est è la via per le armi lunghe d’assalto, per quelle corte invece ci sono “venditori più a km zero”. Calabresi e napoletani – tra i principali fornitori di cocaina dei clan siciliani – sono in grado anche di recuperare pistole e revolver a richiesta. Ma ci sono anche i ladri su commissione, che conoscono bene il “territorio”. E quindi sano dove andare a rubare: collezionisti o semplici detentori sono nei radar di questi professionisti del crimine. Ecco perché molti, ormai, preferiscono lasciare le loro armi nelle casseforti dei tiri a segno, che hanno sistemi di sicurezza quasi invalicabili.

Ma c’è un allarme che è stato lanciato da qualche tempo. Il conflitto bellico in Ucraina pare stia alimentando la vendita illecite di armi da fuoco. Due anni fa è stato denunciato il furto di armi a Kiev . Il sovrintendente dell’Ufficio investigativo nazionale finlandese, Christer Ahlgren, incaricato della lotta alla criminalità organizzata, ha rivelato l’arrivo in Finlandia di armi dall’Ucraina, compresi i fucili d’assalto. Già in passato Kiev è stata al centro di questi scenari . Dopo lo scoppio della crisi del Donbas nel 2014, centinaia di migliaia di armi leggere sono “scomparse” e sono finite nelle mani delle mafie europee.L’Europol, nel 2022, è stata lapidaria: «la proliferazione di armi da fuoco ed esplosivi in ​​Ucraina potrebbe portare a un aumento del traffico di tali armi da fuoco e munizioni nell’Unione europea attraverso le rotte di contrabbando e le piattaforme online».

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