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la cerimonia

Porto Empedocle, commemorati gli aviatori Cò e Cornacchia a 25 anni dalla loro tragica scomparsa

Per evitare che il loro velivolo si schiantasse sull'abitato del litorale agrigentino, i due effettuarono una manovra che li portò a sacrificare la loro vita

Di Redazione |

Poco più di 25 anni non hanno spazzato via il ricordo di due eroi. Organizzati dal Comune empedoclino, dalla Pro Loco, dalla sezione catanese degli Aviatori d’Italia e dal locale gruppo Carmelo Sanfilippo dell’associazione nazionale Marinai d’Italia si sono tenuti due momenti commemorativi degli aviatori Marco Cò e Giuseppe Cornacchia, periti tragicamente il 20 agosto del 1999 nel mare antistante la costa agrigentina. Per evitare che il loro velivolo si schiantasse sull’abitato del litorale agrigentino, i due effettuarono una manovra che li portò a sacrificare la loro vita. Prima una messa in suffragio nella parrocchia Ss Trinità, poi appuntamento ai piedi del monumento eretto in memoria ai due caduti. La coda del Tornado recuperata dal mare dopo l’incidente. Presenti il prefetto di Agrigento Filippo Romano, i vertici delle forze dell’ordine provinciali, il presidente del Consiglio comunale Alfonso Scimè, il presidente della Pro Loco Paolo Savatteri e anche numerosi studenti di alcune scuole della zona. Una degna cornice che ha onorato la memoria dei due eroi, per nulla dimenticati.

 

“Con sommo onore e non poca emozione, a nome mio personale, dell’Amministrazione e dell’intera città di Porto Empedocle – ha detto il sindaco Calogero Martello – desidero ricordare oggi, per il venticinquesimo anniversario del tragico evento, i compianti tenenti volonnelli aviatori Marco Co’ e Giuseppe Cornacchia, per il loro gesto altamente eroico. Desidero ringraziare per la prestigiosa presenza la rappresentanza dell’aeronautica Militare, con in testa Il Comandante della base aerea di Sigonella colonnello Stefano Spreafico, il brigadiere generale Placido Casella, presidente della Associazione arma Aereonautica, sezione di Catania, che con determinazione ha voluto, insieme a tutti noi, la posa del Monumento in loro ricordo”.

“Ringrazio tutte le autorità civili e militari intervenute, tra cui il prefetto di Agrigento – ha proseguito il primo cittadino empedoclino -. Grazie di cuore a tutti voi. La tragedia si consumò il 20 agosto 1999. Il loro fu un gesto di puro eroismo, evitando che il velivolo si schiantasse sul centro abitato, facendolo precipitare in mare. Oggi viviamo un momento internazionale particolare ed assai difficile: nel cuore dell’Europa, già da tre anni è in corso una guerra degli esiti ancora imprevedibili tra l’Ucraina e la Russia. A ciò si è aggiunta, poi, una recrudescenza del perenne conflitto arabo-israeliano nel vicino Medioriente: il 7 ottobre dell’anno scorso, Hamàs sferrava un duro attacco terroristico contro Israele e da allora il conflitto si è esteso in maniera molto preoccupante, coinvolgendo altri Paesi tra cui il Libano e l’Iran. Di questi giorni, poi,la notizia di forti tensioni tra Cina e Taiwan, che rendono ancora di più allarmante per noi cittadini, cosa ci aspetta per il prossimo futuro. Un futuro di guerre e distruzione o un futuro di pace e sviluppo? Questi interrogativi danno vita ad un dibattito pubblico spesso sfociato al richiamo della pace ed al ripudio della guerra come strumento di offesa alle libertà civili ed ai diritti dei popoli, desidero fortemente sottolineare che questo Monumento non è un tributo alle armi ma è una testimonianza perpetua di quei valori irrinunciabili quali la democrazia, la libertà, la pace: non ci può essere, infatti, pace e quindi non può esserci democrazia e libertà prescindendo dal dovere “sacro” – come definito dalla Costituzione- di difesa della Patria. E di questo noi cittadini siamo debitori verso l’Aeronautica Militare e tutte le Forze Armate, impegnate incessantemente nella difesa della pace e della nostra democrazia; di tutto questo noi siamo e saremo sempre debitori nei confronti di Marco e Giuseppe, che per la difesa della Patria, della libertà e della democrazia hanno, senza indugio alcuno, sacrificato la propria vita”. Parole intessute di grande emozione e devozione sono state espresse dal prefetto Romano e dal colonnello Spreafico.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA