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Mafia

Nel libro mastro dei Santapaola tutti gli affari illeciti del clan: dal buco di bilancio agli appetiti sulla “munnizza”

Depositate le motivazioni della sentenza Agorà: nelle carte le dinamiche finanziarie del gruppo criminale

Di Laura Distefano |

I Santapaola-Ercolano sono entrati in crisi nel 2017. La bacinella delle estorsioni era in rosso. L’arresto di Antonio Tomaselli ‘penna bianca’, che curava personalmente gli incassi mensili delle tangenti, ha portato un buco nel bilancio della famiglia mafiosa. E ci sono stati problemi anche a recuperare la “carta” che era in mano a Luca Marino, responsabile del gruppo mafioso di San Giovanni Galermo, che è finito in gattabuia nel blitz del Ros “Chaos”. A prendere le redini degli affari sono stati in tre: Salvatore Rinaldi “millemachini”, Carmelo Renna e Lorenzo Michele Schillaci (recentemente “posato”). I tre boss hanno “operato” fino all’operazione Agorà, che nel 2022 ha smantellato pezzo pezzo l’organigramma della mafia della Sicilia Orientale.

Le motivazioni della sentenza Agorà

Sono state depositate le 700 pagine le motivazioni della sentenza del gup che l’anno scorso ha portato alla condanna dei boss che componevano la cabina di regia di Cosa nostra da Catania e Lentini, dove operano i Santapaola-Ercolano e il clan Nardo del Siracusano. Ma inoltre l’inchiesta ha documento gli affari criminali e imprenditoriali degli eredi del defunto Ciccio La Rocca, con in testa il figlio Gianfranco, nelle terre del calatino.Il Ros ha seguito in diretta i summit che si sono susseguiti nell’officina di Rinaldi in via Zia Lisa. Ed è lì – come scrive il giudice – che Renna ha spiegato di essere riuscito a farsi recapitare da Marino la “carta delle estorsioni”: «Una lettera tanta così.. soldi di qua, soldi di là… soldi che vanno a Vacante Robe… soldi che vanno a tizio, a Ciccio, al Gigante del Villaggio.. a Santo.. eh… a u zu Ciuzzu». E poi ha accennato alle perdite che «ora si drovrebbero ripristinare».

Il buco di bilancio

Da qui è partito un censimento: «i soldi della sicurezza sono… ogni tranche… sono diecimila euro… ma sono duemila e cinque per Orazio Magrì… duemila e cinque Daniele (Nizza) e gli altri cinquemila si dividevano tra Luca e Saro (il defunto Lombardo, ndr)». Sempre Renna, parlando con Rinaldi e Ferrini li ha informati che ha segnato i nomi da cui andare a bussare per riscuotere: «Io mi sono segnato… i noccioli più importanti e l’altra la sto togliendo… là nella carta… Plaia Mercato… che sono millecinquecento… sette e cinquanta di Nuccio Cannizzaro e sette e cinquanta di Santo Batta… (Battaglia, ndr)». E non potevano mancare i rifiuti: «Poi mi ha mandato a dire che c’è a Mascali, che c’è la spazzatura». Sull’appalto della munnizza però c’è un ostacolo, perché la difficoltà nel ricontattare la vittima sta nel fatto che il pentito Salvatore Bonanno ne ha parlato: «Sono uscite le dichiarazioni – ha commentato Renna – e sta menzionale anche quello dell’immondizia che ho nella carta, non ci posso neanche andare perché sennò mando al macello le persone».

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