Notizie Locali


SEZIONI
Catania 13°

serie D

Akragas, stavolta Leveh è decisivo nel 2 a 2 dell’Esseneto col Ragusa

L'attaccante segna e conquista un rigore. Ma la strada per la salvezza è davvero difficile

Di Fabio Russello |

L’iceberg sembrava lì, bello grosso, stagliarsi all’orizzonte con il Titanic Akragas diretto dritto dritto verso lo schianto. Poi la virata che, quanto meno, fa vedere – per come sono andate le cose – il bicchiere mezzo pieno anziché del tutto vuoto. Ma se pure in casa una squadra tecnicamente al livello dell’Akragas come il Ragusa (e quindi piuttosto basso) rischia di vincere significa che se a dicembre non si fa qualcosa per invertire la rotta e spezzare l’inerzia, l’Eccellenza è dietro l’angolo.

L’Akragas comunque strappa letteralmente un pari al Ragusa, con gli azzurri che hanno dominato il primo tempo (il gol, un palo e un rigore sbagliato) e che nella ripresa hanno subito il ritorno dell’Akragas cercando di colpire in contropiede e approfittare degli errori. E stavolta Leveh è stato decisivo con un gol e con un rigore conquistato.

Livello tecnico bassissimo

Il 2 a 2 finale premia di più l’Akragas che ha messo tanta voglia al posto della tecnica che, diciamolo francamente, è quella che è (e la colpa non può essere addebitata come lo scorso anno al campo).

Bonfatto non cambia l’undici iniziale: i quattro di difesa sono sempre quelli e quindi da sinistra Di Stefano, Da Silva, Rechichi e Di Rienzo, il centrocampo resta a tre con Sinatra, Palazzolo e Meola, la punta è Leveh con Grillo e Lo Faso a “giostrare” (anche se giostrare è una parola grossa).

Primo tempo meglio il Ragusa

L’inizio dell’Akragas è da horror: la squadra ha paura e si vede, non si muove e denota limiti tecnici che nessuno poteva immaginare. Lo Faso non inventa e non incide (e così non serve nemmeno), Grillo invece è nel vivo del gioco (ma pure scrivere “gioco” è un parolone). Leveh per i primi 43 minuti è un fantasma che prende e dà spallate, non stoppa un pallone e innervosisce pure l’Esseneto, solitamente generoso anche con chi sbaglia.

La tassa Rechichi

E a proposito di sbagli, chi poteva sbagliare se non Rechichi che al 12’ uno contro uno con Bonilla commette un fallo che secondo l’arbitro è rigore? Un falletto, sia chiaro, ma l’arbitro fischia ma quello del centrale biancazzurro è il quarto penalty provocato. Probabilmente sono troppi e sicuramente qualcosa da rivedere tecnicamente ci deve pure essere.

Bonilla però calcia alle stelle mettendo a rischio la vita dei piccioni appollaiati sul muro di cinta della curva nord. Pericolo scampato? Macché. La pura fa novanta. Il Ragusa, che non è il Real Madrid, tiene palla e non crea molti pericoli e a quelli dell’Akragas tremano le gambe ogni volta che c’è da farsi dare il pallone. Vai e vai però gli ospiti segnano: al 43’ Sinatra perde un pallone sanguinoso a centrocampo, sugli sviluppi dell’azione è Bonilla che di destro al volo raccoglie il cross e porta in vantaggio i suoi.

L’iceberg evitato

L’iceberg è all’orizzonte sempre più grande, ma le vie del calcio sono imperscrutabili: al 45’ Grillo mette in mezzo e Leveh – che sembrava avere anticipato Halloween: era fino al quel momento un fantasma – segna un bel gol con un destro in diagonale che lascia di stucco Grasso.

L’Akragas raccoglie il regalo insperato di quell’unica occasione concretizzata e il Ragusa ancora incredulo prova a ribellarsi al destino: è ancora Bonilla pericoloso. Suo il palo di testa allo scadere, con i difensori akragantini belle statuine.

Ripresa un po’ più agrigentina

La ripresa però è sorprendente: tutti si aspettano il solito calo fisico dell’Akragas che però non c’è. Sono infatti i biancazzurri a fare la partita, sempre però palesando limiti tecnici avvilenti. Il Ragusa gioca al gatto col topo aspettando l’errore, che puntualmente arriva: al 21’ la difesa pasticcia e da un fallo laterale ne scaturisce una azione finalizzata da Musumeci che da fuori area tira al volo e la palla finisce nell’angolino a destra di Dregan. Il tiro non è una saetta, il portiere biancazzurro nemmeno. Il Ragusa spreca pure un paio di contropiede – compreso un tre contro uno che grida vendetta – ed è così che dai e vai arriva un rigorino anche per l’Akragas: Leveh si appoggia in area al suo marcatore e cade. Per l’arbitro è penalty. Meola tira e segna il 2 a 2. Squadre che si allungano ma solo un erroraccio poteva creare un’occasione da una parte o dall’altra. Il Ragusa è però una squadra di scolaretti attentissimi a non sbagliare, l’Akragas incvece no: e infatti Santapaola si fa soffiare un pallone sulla trequarti ma – siamo nel recupero – Picchi spara alle stelle.

Ragusa benino in campo, meno bene in tribuna

Finisce 2 a 2, l’Akragas non inverte la rotta e quel famoso iceberg non è del tutto scomparso mentre il Ragusa fa la sua onesta partita in campo ma delude in tribuna dove un suo dirigente è stato più volte colto – e più volte richiamato – a gridare insulti di sapore omofobo. Non fa onore né a se stesso, ma nemmeno al club azzurro e alla città di Ragusa che probabilmente non merita di essere rappresentato da uno così.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati