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Niente intesa all’Ars sul ddl Enti locali, «troppi veti incrociati»: e la legge sui Comuni rischia di finire nelle sabbie mobili

L'assessore in più, il terzo mandato per i sindaci, le quote rosa e la tornata elettorale autunnale le norme più controverse. Seduta rinviata

Di Redazione |

Fumata nera all’Assemblea regionale siciliana. Sul ddl Enti locali “sbarcato” nel pomeriggio a Sala d’Ercole non c’è ancora un’intesa. Riunioni e vertici che si sono susseguiti da stamani non sono bastati ad accorciare le distanze sui tanti temi “controversi” della legge destinata a cambiare il funzionamento dei Comuni dell’Isola. A conclusione della riunione dei capigruppo che aveva già fatto slittare i lavori d’Aula, inizialmente previsti alle 15, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, ha annunciato il rinvio a domani. In Aula si tornerà alle 15 e nel frattempo le forze di maggioranza saranno chiamate a trovare una difficile sintesi.

«E’ un testo molto corposo, con oltre 400 emendamenti, non semplice, che si riverserà sui 391 Comuni siciliani. Proveremo con i capigruppo a trovare una sintesi politica che sia confacente a questo tipo di legge. Rinviamo quindi l’aula a domani alle 15», ha detto Galvagno.

Dunque si va avanti con la trattativa per cercare di trovare una intesa su quelle norme che finora hanno creato tensioni trasversali nella maggioranza e nelle opposizioni come l’assessore in più, il terzo mandato per i sindaci, la rappresentanza di genere, la tornata elettorale autunnale. Ma anche sui tanti emendamenti aggiuntivi di spesa per gettoni e rimborsi ai consiglieri, alcuni di quali non avrebbero nemmeno copertura.

«Le opposizioni sono compatte, la maggioranza si chiarisca le idee e ci dica quali siano le norme di questo disegno di legge sulle quali vuole avviare un confronto. Per quanto ci riguarda noi siamo pronti in aula a votare le singole norme perché è ovvio che non stiamo parlando di un testo di riforma degli enti locali, ma di un contenitore di singoli interessi territoriali – dice il capogruppo del Pd, Michele Catanzaro – Inoltre, la maggioranza non può pensare come merce di scambio la norma sulla rappresentanza di genere a quota 40%, che noi sosteniamo e che tutti dovrebbero sostenere».

Alcuni parlamentari di centrodestra sostengono che sia difficile trovare una sintesi «per i troppi veti incrociati» e che se il tentativo di queste ore dovesse fallire il ddl domani potrebbe tornare in commissione Affari istituzionali e finire nelle sabbie mobili. E alcune norme, come quella sulla rappresentanza di genere potrebbero essere ripescate e inserite nella prossima manovra finanziaria.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA