L'opinione
Una nuova libreria in città è segno di vitalità culturale
Così come i musei, le librerie si stanno evolvendo: non solo libri ma anche altri media e, perché no, un the e una fetta di torta mentre si ascolta una presentazione o si incontra un amico
Esistono tanti indicatori che possono dar la misura della vitalità di una città e della qualità della vita che lì si può avere: appartengono ad alcuni gruppi omogenei nei quali annoveriamo i parametri relativi a ricchezza e consumi, alla qualità e quantità di lavoro e innovazione, ambiente e servizi, gli aspetti relativi alla demografia e ai servizi alla persona come quelli relativi alla sicurezza e alla Giustizia. Certamente tra questi i negozi di lusso o meno come la presenza di bar, pub e ristoranti; oppure gli hotel e le strade eleganti come gli indici sul reddito medio degli abitanti o la capacità di inclusione sociale. Ce ne sono altri -segni- che danno testimonianza di una vitalità, importante come quella relativa alla sfera economica, che riguardano l’ambito della cultura e tempo libero: cinema, biblioteche, musei e teatri oltre a quelli immateriali che son costituiti dalla presenza attiva delle associazioni culturali. Tra questi ultimi uno è, secondo me, significativo: la presenza delle librerie e il trend relativo alla loro apertura o chiusura, dato che ha a che fare con quello più generale relativo agli esercizi commerciali al dettaglio e, in qualche modo, ne riproduce le dinamiche.
Una città che si contrae (demograficamente, economicamente, socialmente, culturalmente) tenderà a perdere i negozi di vicinato e in conseguenza anche le librerie; infatti, durante il più che decennio di crisi a partire dal 2007-2008 si sono registrate decrescite medie tra il 13 e il 23%. Ovviamente a farne maggiormente le spese le librerie più piccole, meno strutturate i cui locali prevalentemente sono stati occupati da altre attività a più alta redditività o, in qualche caso, sono state assorbite da store più grandi legati a importanti case editrici.
Mi ricorda quel film di qualche anno fa, “C’è posta per te” con Tom Hanks e Meg Ryan, la cui storia sentimentale aveva come sfondo la lotta per la conservazione di una piccola, storica, libreria di quartiere che poi, inevitabilmente è stata incorporata in un grande media-store nel quale però quel tipo di attività, complice la storia d’amore, ha trovato spazio per poter continuare.Ora, non mi capita spesso di bighellonare per il centro storico della città ma giusto l’altra sera mi son ritrovato a far una passeggiata e, non ci avevo fatto caso prima, quante librerie ho trovato: grandi, di importanti case editrici, ben fatte, curate nell’ambiente e nell’esposizione, gradevoli da visitare e piacevolmente affollate, veri e propri templi della lettura che per fortuna interrompono la sequela di ristoranti e pizzerie l’uno dietro l’altra che, di questi tempi, sembrano determinare l’immagine urbana. Anche se mi capita di frequentare shop più piccoli, magari qualcuno ormai storico, con i cui responsabili si è formata nel tempo una piccola confidenza; un mood a volte raccontato da Gianrico Carofiglio, quando il suo l’avvocato Gurrieri si trova ad andare a trovare un singolare libraio che apre il suo negozio solo di notte e offre ai rari avventori una lettura e una tisana. Ecco, così come i musei, le librerie si stanno evolvendo: non solo libri ma anche altri media e, perché no, un the e una fetta di torta mentre si ascolta una presentazione o si incontra un amico. Cosa che, forse anticipando i tempi, avveniva già in città alcuni anni fa, in una preziosa libreria nei pressi del Teatro Massimo Bellini, purtroppo scomparsa. Dicevo la nascita di librerie, alcune riaperture, sono un segno premonitore (forse una conseguenza) di una città che si ritrova, rifiorisce ed esse, in molte parti della città, la tengono insieme testimoniandone la voglia di libertà e di futuro. È un buon segno perché i libri, è noto, allargano la vita consentendoci di viverne molte contemporaneamente.
Giuseppe Scannella, architetto e componente del Comitato Scientifico dell’Inbar (Istituto Nazionale di Bioarchitettura)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA