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Latronico (Siaarti): “Terapie intensive si aprano ai familiari dei pazienti”

Al 78esimo congresso Siaarti a Napoli, ‘per migliore gestione del delirium a cui malati vanno incontro anche dopo pochi giorni’

Di Redazione |

Napoli, 10 ott. (Adnkronos Salute) – “Da anni le terapie intensive stanno cambiando il loro volto, nel mondo come in Italia. I pazienti sono minimamente sedati oppure tenuti totalmente svegli. E questo perché abbiamo scoperto che farmaci potenti come i sedativi possono avere rilevanti effetti collaterali. Ma il paziente va anche tenuto attivo, dal punto di vista fisico e intellettivo. E in questo la famiglia può avere un ruolo proattivo. Per tale motivo, è necessario aprire le terapie intensive ai familiari per una migliore presa in carico del paziente che, non dimentichiamo, va incontro a delirium e debolezza muscolare profonda anche dopo pochi giorni di ricovero”. Così all’Adnkronos Salute Nicola Latronico, direttore Dipartimento Emergenza-Urgenza Spedali Civili di Brescia e professore di Anestesia e Terapia intensiva dell’Università degli studi di Brescia, in occasione del 78esimo congresso della Società italiana di anestesia, rianimazione, terapia intensiva, terapia del dolore (Siaarti) in corso a Napoli. “Oltre a medici e infermieri – spiega Latronico, che è anche coordinatore nazionale dell’Area Terapia intensiva di Siaarti – le famiglie possono aiutare il paziente nel suo percorso di cura, a ricostruirne il vissuto, a ridurre alcune complicanze importanti, una delle quali è il delirium. Una condizione terribile, che ha un’incidenza che va dal 30 al 70% dei pazienti ventilati artificialmente. Il paziente vive in un mondo parallelo ed è inattento a tutto ciò che gli accade intorno. Fortunatamente, il delirium è una fase transitoria, sebbene possa avere effetti collaterali a lungo termine, tra cui l’aumentato rischio di demenza. Anche per questo motivo è importante la presenza di un familiare al suo fianco”. Un altro problema che affligge il 25% dei pazienti in terapia intensiva “è la perdita di massa muscolare con conseguente debolezza profonda – sottolinea Latronico – A differenza del delirium, che è collegato alla gravità della malattia, la debolezza muscolare è invece legata anche alla immobilità del paziente. Da qui, la necessità di mobilizzare i pazienti il prima possibile ma per questo bisogna tenerli svegli, quindi non vanno sedati. Non solo. La mobilizzazione riduce anche l’incidenza di delirium e migliora lo stato cognitivo delle persone anche a distanza di tempo. Quindi meno farmaci sedativi, più fisioterapisti” nelle terapie intensive “già aperte alle famiglie dei pazienti – conclude Latronico – Da alcuni anni è in atto un cambiamento culturale in tutto il mondo, sebbene non diffuso e applicato in modo omogeneo. Nel nostro Paese il processo è in corso ma non sempre soddisfacente”.

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