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l'emergenza

In Sicilia due milioni di persone senz’acqua e all’orizzonte non ci sono né piogge né soluzioni

Le misure tampone non sembrano avere effetti. E pure l'Ancipa si sta svuotando

Di Enrico De Cristoforo |

O i pozzi o le autobotti nelle piazze principali: non ci sono alternative immediate – a parte la pioggia che non arriva – al piano di razionamento dell’acqua, previsto dalla giunta regionale e dalla protezione civile. La crisi idrica ha raggiunto livelli drammatici, coinvolgendo quasi 2 milioni di cittadini.

I numeri Anbi

L’Anbi (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) ha censito in Sicilia 29 invasi, riscontrando che alcuni non sono collegati alla rete, 9 sono vuoti, 10 hanno appena 1 milione di metri cubi d’acqua e i rimanenti contengono meno di 5 milioni di metri cubi. Un capitolo a parte merita la diga Ancipa, a Troina, gestita dall’Enel che da tempo è stata costretta a fermare l’attività idroelettrica, consentendo che l’invaso venisse usato esclusivamente per il prelievo da parte dei Comuni collegati. Ma oggi non esistono più i 30 milioni di metri cubi d’acqua di alcuni anni fa, e l’invaso è ridotto a meno di 2 milioni di metri cubi servendo solamente i Comuni di Caltanissetta, San Cataldo e pochissimi dell’area nord dell’Ennese.

L’Ancipa si sta svuotando

A breve l’Ancipa sarà vuoto. Lo aveva già annunciato nei giorni scorsi a La Sicilia, il dirigente generale della Protezione civile regionale Salvo Cocina, diffondendo un nuovo appello ai sindaci affinchè utilizzino i fondi messi loro a disposizione per scavare ulteriori pozzi. «Altrimenti – ha detto Cocina anche al consiglio comunale di Caltanissetta, convocato la scorsa settimana in seduta straordinaria – non avrete più acqua e saremo costretti a mandare solo le autobotti della Protezione civile nei punti principali dei vostri Comuni: la gente purtroppo dovrà abituarsi anche a questo, alle file con i bidoni».

Il ritorno al passato

Che poi sarebbe un ritorno al passato, perché i siciliani ne hanno fatto parecchie e per lungo tempo di file davanti agli abbeveratoi, alle fontane e alle stesse autobotti dei vari presidi di soccorso. Ma i solleciti di Cocina non sono andati tutti a segno, così ci sono Comuni che hanno trovato numerosi pozzi (in testa Trapani con una decina, che l’hanno già resa indipendente dalla rete di Siciliacque) e altri invece che attendono che la Regione disponga interventi straordinari, compresi i “miracoli”.

Intanto Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, rileva che nell’Isola ci sono più bacini che in ogni altra regione del sud Italia «ma molti non sono ancora completati e neanche collegati». Tutto ciò dovrebbe essere realizzato dai Consorzi di bonifica, che però sono commissariati e spesso in “bolletta” al punto da non riuscire a pagare gli stipendi ai numerosi dipendenti.

Il ruolo del commissario

«Il commissario, nominato solitamente dalla maggioranza al governo siciliano – aggiunge Gargano – deve svolgere l’ordinario e quindi non è in grado di disporre opere che darebbero una svolta all’emergenza infrastrutturale e quindi idrica. C’è comunque una legge, già votata dalla giunta ed esaminata dalle varie commissioni consiliari regionali, che prevede quattro consorzi di bonifica amministrati direttamente da chi gestisce l’acqua in Sicilia». Questo, secondo l’Anbi, sarebbe un valido strumento per sbloccare l’impasse sulle opere legate alla carenza idrica. Altra occasione persa, sempre a causa della presenza dei commissari, è stato il mancato finanziamento di 2,4 miliardi di euro stanziati dal Pnrr per i Consorzi di bonifica: «Quei soldi – dice Gargano – darebbero il via a progetti importanti come la riparazione delle perdite lungo la rete e una distribuzione efficiente di acqua irrigua. In questo modo si potrebbero risparmiare entro metà 2025 circa 1 miliardo di metri cubi d’acqua, che verrebbe immessa anche a uso domestico» .

La situazione degli invasi

Invece, secondo le ultime rilevazioni Anbi, gli invasi siciliani contengono 195 milioni di metri cubi d’acqua ma allo stato attuale se ne possono utilizzare sono 66 milioni. La Regione, però, ci tiene a ribadire che «sono stati già utilizzati i 50 milioni di euro per aumentare la dotazione idrica, con mille litri al secondo di nuova acqua già immessi e altri mille da distribuire prossimamente». Inoltre, la giunta Schifani resta in attesa di 20 milioni di euro promessi dal governo nazionale a maggio scorso proprio per contenere l’emergenza, «a cui si aggiungeranno altri 50 milioni di euro di investimenti per l’irriguo e il potabile» ha annunciato la Regione che ha specificato: «E’ un finanziamento che sarà inserito dal governo Schifani nel prossimo assestamento di bilancio».

Insomma, da un lato restano i disagi degli utenti – soprattutto quelli dell’area centrale (Caltanissetta, Enna e Agrigento) e di Messina – che ormai ricevono l’acqua ogni sei/sette giorni, dall’altro ci sono le rassicurazioni del governatore Schifani secondo cui «non si devono tappare solo i buchi, ma mettere in sicurezza l’intero sistema idrico», attraverso «un intervento strutturale che non faccia buttare i soldi a pioggia». In queste previsioni rientra anche l’attivazione dei tre dissalatori già esistenti in Sicilia: Gela, Porto Empedocle e Trapani. Secondo Schifani, in uno scenario sempre più vicino di desertificazione «dobbiamo puntare, con coraggio e convinzione, sull’utilizzo dell’acqua del mare, con la desalinizzazione e grossi impianti di potabilizzazione».

Il commissario nomen omen

Quindi tutto è affidato al commissario straordinario nazionale per gli interventi connessi alla scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua (nomen omen!) che dovrà accelerare l’acquisizione dei dissalatori siciliani, finanziata con 100 milioni di euro. Ma i tempi non saranno così rapidi e soprattutto, come ha spiegato la Protezione civile regionale, i dissalatori serviranno principalmente i Comuni della fascia costiera siciliana. Per cui, secondo una prospettiva di qualche mese, torniamo al punto di partenza: escludendo gli invasi, ormai secchi, e la pioggia che non scende, resteranno solo i pozzi (dove sarà possibile scavare) oppure le autobotti. A meno che, nel frattempo, non venga riparata la rete che ormai è un colabrodo.

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