LA DECISIONE
Catania, restano in carcere le due donne accusate di aver dato fuoco a Giusi in via Capuana
Il Gip Simona Ragazzi ha convalidato il fermo Agata Vitanza e Rosa Alessandra Gennamari, indagate per tentato omicidio
Restano in carcere Agata Vitanza e Rosa Alessandra Gennamari accusate del tentato omicidio di Giusi, la donna di 26 anni aggredita con liquido infiammabile in via Luigi Capuana, giovedì scorso, a cui è stato dato fuoco. Il Gip Simona Ragazzi ha convalidato il fermo delle due donne e messo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Ieri, nel carcere di Piazza Lanza dove sono detenute da sabato notte, le due indagate hanno fornito la loro versione di quanto accaduto in strada. Vitanza è la madre di una delle due ragazzine che si contendevano “un amore”, mentre Gennamari è l’amica di famiglia con cui Vitanza si trovava in casa al momento delle ultime telefonate dai toni minacciosi. La prima è assistita dall’avvocato Dario Polizza Favaloro, la seconda dal collega Daniele Cugno.
L’interrogatorio
In sede di interrogatorio di garanzia, hanno raccontato di avere fatto un giro di ricognizione lungo via Luigi Capuana dove hanno visto «circa una ventina di donne», poi l’idea di comprare la benzina «ma solo come deterrente». Nell’impeto Vitanza ha buttato il liquido infiammabile e dall’altra parte qualcuno ha utilizzato un accendino, mentre lei si è bruciata le braccia. Ad appiccare le fiamme sarebbe stato qualcuno della famiglia rivale e non loro – hanno ribadito Vitanza e Gennamari – nonostante avessero portato la benzina acquistata poco prima in un distributore di carburante di piazza Bovio. Ricostruzione – quest’ultima – cristallizzata dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza dellazona che sono state acquisite dagli investigatori della Monbile.
Chi ha utilizzato l’accendino – ricostruiscono ancora Vitanza e Gennamari – avrebbe detto in dialetto: «Tu vo dari focu a mia, ora iu abbruciu a tia» («Tu vuoi dare fuoco a me, io ora brucio te».
«Hanno negato di avere utilizzato qualsiasi fiamma libera che potesse fare prendere fuoco – ha riferito l’avvocato Cugno – hanno detto di essere passate vicino via Luigi Capuana, di avere visto il numero di persone pensato che un deterrente potesse essere la benzina. Entrambe hanno negato di avere utilizzato accendini o quant’altro che potesse cagionare il fuoco affermando che l’accendino che ha fatto incendiare la benzina è stato utilizzato da qualcuno della controparte, c’erano quasi 20 donne».
Una faida tra due famiglie iniziata a gennaio – con quasi tutte protagoniste donne adulte – con lo scambio di messaggi tra due ragazzine per un amore conteso e degenerato con il confronto in via Capuana e le fiamme che investono Giusi. Con la vittima che era per caso dai parenti, che non era neanche l’obiettivo della vendetta e che forse aveva soltanto tentato di fare da paciere cercando di smorzare i toni. Un’aggressione descritta da parenti e vicini di casa come una «spedizione punitiva».
Il fermo per tentato omicidio è stato eseguito dalla Squadra Mobile su disposizione della procura, con l’indagine affidata all’aggiunto Fabio Scavone.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA