scaffale
“Liriche oniriche”, il nuovo Album “poetico” di Maurizio La Ferla e Orazio Caruso
Presentato in anteprima all’interno della Loggia Comunale di Piazza San Mauro, a Viagrande, nell’ambito della rassegna letteraria “All’ombra del campanile”
S’intitola “Liriche oniriche”, raffinato Album di canzoni composte da Maurizio La Ferla su testi di Orazio Caruso. Presentato in anteprima all’interno della Loggia Comunale di Piazza San Mauro, a Viagrande, nell’ambito della rassegna letteraria “All’ombra del campanile”, insieme all’editore Alfio Grasso che ha introdotto l’incontro, è stato accolto a suon di ripetuti applausi da un pubblico attentissimo e caloroso.
“Liriche oniriche” è concepito indieci “pezzi”, tutti composti da Maurizio La Ferla nella musica e da Orazio Caruso nei testi, tre canzoni si avvalgono dell’ottima traduzione in inglese di Graziella Spina. Queste le trecce: 1. Uomini di cielo e di vento; 2. True poets; 3. L’incantatore; 4. Ulisse; 5. Una canzone semplice; 6. Pioggia e settembre; 7. If your way is mine; 8. Lei; 9. Parlami parlami; 10. Une petite chanson. Il CD è prodotto da un’etichetta indipendente e già è disponibile nei negozi di dischi e in tutte le piattaforme online.
Come nasce “Liriche Oniriche”, ci racconta qualche retroscena? Quali temi affronta e per quali ragioni li ha “scelti”?
«Queste canzoni sono state scritte una ventina di anni fa quando io e Maurizio La Ferla insegnavamo nello stesso liceo di Acireale. La realizzazione di un musical scolastico sperimentale e multimediale ha spinto alunni e docenti a mettere in luce competenze e talenti inespressi nella consueta attività didattica. La scoperta di affinità artistiche ci ha poi convinti ad avviare una collaborazione più sistematica che ha dato vita a diverse composizioni che messe insieme sono diventate un Album. Non c’erano dei temi particolari che volevamo sviluppare insieme. Siamo andati avanti nel lavoro in modo spontaneo. Solo dopo ci siamo accorti che il tema del sogno, sia in senso letterale che figurato, era un filo che univa le diverse composizioni. E così Maurizio La Ferla ha individuato il titolo paronomastico: “Liriche Oniriche”», dichiara Orazio Caruso.
Nasce prima il testo e dopo la musica o viceversa? E, ancora, parlerebbe della collaborazione con Maurizio La Ferla e, altresì, della collaborazione con la “voce” Viviana Dragani?
«Siamo spesso partiti dalle “parole” che avevo già scritto. Con particolare maestria Maurizio La Ferla le ha fatte subito sue, aggiungendovi la musica, per lo più jazz, che riteneva più adatta. Delle volte i testi sono stati successivamente limati per rientrare in modo consono all’interno delle battute musicali. La collaborazione con Maurizio La Ferla è stata amichevole e gradevole. Viviana Dragani si è inserita, dopo tanti anni, nella registrazione del CD, fornendo al meglio il suo talento vocale ed il suo professionismo musicale. Altrettanto efficaci sono stati, in sala di incisione, i due esperti musicisti, Peppe Tringali (alla batteria) e Alberto Fidone (al contrabasso)».
In un tempo sempre meno “propenso” all’ascolto quali sono le potenzialità del connubio testo-musica?
«All’inizio dei tempi musica e poesia sono nate assieme. Gli aedi, a cominciare dal mitico Orfeo, si accompagnavano col suono dei primi strumenti a corda. Poi ciascuna delle arti ha reclamato la propria autonomia. In particolare la poesia ha affermato una “musicalità” tutta interna alla propria metrica e prosodia. Ma nei secoli tanti sono stati i modi in cui musica e poesia si sono ritrovate insieme; una di queste è la forma canzone, una forma ibrida, ma non minore. Le nuove generazioni oggi si stanno orientando verso scelte nuove, ad esempio la trap, ma io penso che la propensione all’ascolto non diminuisca. La musica continua ad essere un ottimo veicolo per il testo poetico», conclude Orazio Caruso.
«L’idea di scrivere canzoni – ribadisce e aggiunge Maurizio La Ferla -, risale a una ventina d’anni fa quando io e Orazio Caruso insegnavamo nella stessa scuola, il liceo Regina Elena di Acireale. La raccolta che, in un secondo momento, ha preso il nome di “Liriche Oniriche” è nata senza un filo conduttore preciso ma la dimensione onirica di queste liriche era così presente da ispirarci il titolo. Sogni da raccontare o da conservare nella propria memoria, sogno inteso anche come aspirazione ad una vita piena e, in alcune canzoni, la negazione di questo obiettivo ideale e cioè la disillusione. A titolo di esempio riporto qualche verso; in ‘“True Poets” (trad. Graziella Spina) si dice “I poeti veri ci sfiorano la mano con un dito e se ne vanno ad annaspare lontano più lontano” mentre ne “L’incantatore” “Ma i sogni, i sogni cambiano la vita se li sai afferrare con il pugno della mano”. Sono solo un esempio del pensiero che domina nelle liriche e che trovano piena espressione in “Una canzone semplice” in cui un narratore e un ascoltatore entrano in simbiosi così profondamente che è come se stessero vivendo lo stesso sogno. Lo stile musicale è prevalentemente jazzistico, ma ci sono anche riferimenti alla musica celtica o anche alle suggestioni dei cantautori francesi. I musicisti che hanno accolto l’invito a realizzare il progetto hanno alle spalle un percorso artistico che ha consentito loro di esprimersi attraverso i più disparati linguaggi musicali. Viviana Dragani, soprano delle Blue Dolls con cui è stata ospite di varie trasmissioni di RAI, Mediaset e La7, è un’artista che esplora anche il repertorio del tango argentino cantato, e di Carlos Gardel in particolare, ed estende il suo interesse alla musica pop. Giuseppe Tringali è un batterista, percussionista e compositore che ha suonato con gli strumentisti di maggiore talento della musica jazz, ma può vantare importanti collaborazioni anche nel campo della musica pop ed inoltre ha al suo attivo una notevolissima produzione discografica. Altrettanto prorompente l’attività musicale di Alberto Fidone, collega di Giuseppe Tringali nel trio Urban Fabula, contrabbassista molto attivo nel campo della musica classica, etnica, pop e soprattutto jazz, che è il campo che gli ha permesso di collaborare con i maggiori musicisti italiani e non solo. Sono particolarmente grato a tutti loro per aver interpretato la musica del mio quarto lavoro discografico con intelligenza e passione che vanno al di là del solido mestiere che hanno acquisito nel loro percorso. Un ringraziamento anche a Riccardo Samperi che ha magistralmente curato il suono. Ultimo ringraziamento a mia figlia Maddalena che ha realizzato una sintesi grafica dei contenuti dell’album nel disegno di copertina», conclude Maurizio La Ferla.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA