Si è insediato a luglio ed è già nella bufera don Gabriele Aiola, il nuovo parroco della chiesa Madre di Sant’Alfio, nel Catanese. Un esposto-denuncia è stato presentato ai carabinieri della Stazione e trasmesso per conoscenza alla Procura di Catania e al sindaco. Nel documento si rimarca che un componente della commissione incaricata della custodia dei beni votivi della chiesa Madre, Giuseppe Arcidiacono, è stato perentoriamente invitato a consegnare al nuovo parroco la chiave della cassaforte all’interno della quale sono custoditi monili e vari preziosi.
Secondo l’esposto, don Aiola avrebbe forzato la serratura della cassaforte contenente monili e altri preziosi, senza attendere il rientro del fiduciario e in presenza di soli due componenti della commissione, Mario Contarino e Rosario Caltabiano. Il fatto che il parroco abbia deciso di agire in questo modo, senza informare tutti i componenti della commissione e, senza attendere il rientro del fiduciario, ha alimentato sospetti e malumori.
«Si dichiara di non essere a conoscenza dell’effettiva presenza dell’oro e – si legge nell’esposto – si chiede una verifica autentica del contenuto insieme con il materiale fotografico in possesso della commissione, con la presenza delle forze dell’ordine».In una nota, la Curia di Acireale rimarca che «il parroco in quanto amministratore della parrocchia, è tenuto, a curare che i beni siano amministrati a norma del Codice del Diritto Canonico». La Curia sottolinea poi che «i beni votivi donati dai fedeli per devozione ai Santi sono beni ecclesiastici che entrano nel patrimonio dei beni mobili dell’ente ecclesiastico (in questo caso la parrocchia) e, quindi, sono sottoposti all’amministrazione. Considerato che l’amministrazione degli ex-voto di Sant’Alfio era al parroco fisicamente impedita – visto che essi sono custoditi in una cassaforte di cui non possiede le chiavi – egli è pienamente legittimato ad aprirla forzatamente, e comunque nei modi dovuti e alla presenza di testimoni».