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Mafia, confisca definitiva da 150 milioni di euro dei beni di Andrea Impastato della “famiglia” di Cinisi

A seguito del rigetto del ricorso in Cassazione, i beni, tra cu un resort a San Vito Lo Capo, passano allo Stato. Le indagini patrimoniali erano iniziate nel 2007

Di Redazione |

Rigettato il ricorso in Cassazione, è diventata definitiva la confisca definitiva di beni per un valore stimato n 150 milioni di euro ad Andrea Impastato. Il provvedimento, su proposta del procuratore della Repubblica, è stato emesso dal Tribunale di Palermo – sezione misure di Prevenzione. Nato a Cinisi e deceduto nel 2022 a 74 anni, per un valore complessivo stimato di oltre 150 milioni di euro. Impastato è figlio di Giacomo detto “u sinnacheddu, esponente mafioso di spicco della “famiglia” di Cinisi, in costante relazione con i noti Badalamenti, e fratello di Luigi (classe 1943), già indiziato mafioso ed ucciso a Palermo a colpi d’arma da fuoco nel corso di un agguato di mafia il il 22 settembre del 1981. Trai i beni (siti tra le province di Palermo e Trapani), oggetto dell’importante misura ablatoria, che oggi diventano proprietà dello Stato, numerose unità immobiliari, una cava, beni agricoli tra cui numerosi appezzamenti di terreno ricadenti nelle provincie di Palermo e Trapani, complessi industriali di oltre 50 mila metri quadri, una grossa struttura alberghiera in una località di elevato interesse turistico (San Vito Lo Capo), e numerose società, attive nel settore turistico, commerciale, edilizio e dei trasporti, oltre a rapporti bancari e finanziari.

Le indagini patrimoniali sono state avviate dalladalla Divisione Anticrimine della Questura di Palermo – Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Polizia di Stato nel 2007, e coordinate dalla Procura della Repubblica. Queste hanno permesso di ricostruire il patrimonio illecito di cui l’Impastato risultava poter disporre direttamente o indirettamente, anche attraverso l’individuazione della sua posizione economica e finanziaria sia sotto l’aspetto statico che dinamico. Verificati i profili di sproporzione esistenti tra il cosiddetto patrimonio disponibile e il reale profilo economico e finanziario anche in relazione alla platea di prestanome e fiduciari, principalmente reclutati all’interno del suo nucleo familiare, che gli hanno consentito, nel tempo, di realizzare un “impero economico” costituito da numerose imprese operanti nel settore edile, in quello dei trasporti, dell’estrazione del materiale da cava, del turismo, nonché da numerosi beni immobili.

Il 2 ottobre 202 l’Impastato era stato tratto in arresto per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso al termine di una lunga ed articolata indagine antimafia della Squadra Mobile di Palermo, volta a sradicare un sodalizio criminoso fattivamente impegnato ad amministrare e gestire il c.d. patrimonio corleonese. L’attività di indagine della Squadra Mobile di Palermo ha fatto emergere una serie di contatti, sia personali che economici, con numerosi personaggi di spicco di Cosa Nostra, quali Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. L’8 giugno 2005 Impastato è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo alla pena di anni 4 di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per anni 5, e alla libertà vigilata per un anno, perché riconosciuto colpevole dei reati di cui agli articoli 110 e 416 bis commi 1, 4 e 6 del Codice penale. Da qui la richiesta della Procura dell’applicazione delle misure di prevenzione personale e patrimoniale avvenuta l’8 ottobre 2007. Il 05 gennaio 2008 il Tribunale di Palermo emetteva il provvedimento di sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile al proposto, divenuto oggetto di confisca con l’odierno decreto. Tale provvedimento rappresenta una ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un’assidua attività di prevenzione e repressione, ma anche mediante indagini di carattere patrimoniale, volte a porre un freno strumentale alle infiltrazioni mafiose.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA