L'intervista
Cuffaro e l’accordo tra Lombardo e Miccichè: “salva” Schifani e “smonta” l’Autonomia
Il leader Dc. «I due flirtavano da un po’. E spero sia un rapporto utile all’Isola. Gli assessori? non si cambi»
Lombardo ha accolto Miccichè fra le sue braccia. Lei, Cuffaro, l’avrebbe mai immaginato?
«La politica siciliana , e non solo, mi ha abituato a tutto. Diciamo che è un abbraccio annunciato. Da un po’ Raffaele e Gianfranco flirtavano».
Un asse diabolico che vuole logorare il governo o l’unione di due debolezze?
«Sono per mia natura un positivo e quindi non credo sia un asse diabolico, né l’unione di due debolezze. Spero per loro sia un rapporto traguardato a progetti utili alla politica e a un buon lavoro per la Sicilia. Altrimenti sarebbe un’opportunità persa. Credo che ciò non logorerà minimamente il governo Schifani. Il presidente della Regione se, come ci auguriamo, il duo Lombardo-Miccichè, come dicono gli stessi, ha a cuore l’interesse della nostra isola, non può che prenderne atto con serenità».
Fra gli alleati c’è chi dice: quello che sta facendo Lombardo con Forza Italia l’avrebbe voluto fare Cuffaro, ma non può perché ha la “sindrome del brutto anatroccolo” a livello nazionale….
«Non ho la sindrome del brutto anatroccolo, anche se so di non essere bello. Mi piacerebbe molto invece avere la sindrome di Peter Pan. La domanda mi stimola una riflessione: la politica di un tempo passato viene considerata antica, e poi mi viene di pensare che le scelte di quella politica sono attuali e moderne, mentre la maggior parte delle scelte della nostra politica moderna non saranno mai antiche. E continuo a riflettere…».
Le regole d’ingaggio delle Regionali prevedevano che i posti in giunta venissero fissati dall’esito di quel voto. Ma gli equilibri sono cambiati. Ora andrebbe aggiornato pure l’assetto del governo?
«È una regola che avevamo condiviso e una decisione del presidente che ritengo giusta. E pur se gli equilibri oggi sono un po’ cambiati, anche a favore della Dc credo che “pacta servanda sunt”…».
A quasi due anni dall’insediamento di Schifani sono più le luci o le ombre?
«Penso che siano più le luci: bilancio approvato entro i tempi, Pil e occupazione in crescita, programmi di finanziamento approvati e spesa attivata, riscossione aumentata, quota di partecipazione al fondo sanitario ridotta dal 49% al 42%, il che vale 700 milioni l’anno. E tante altre cose… Un’ombra? La mancata reintroduzione delle Province. Ma è più dell’Ars che del governo…».
Prima e durante le Europee esternava a raffica. Poi s’è chiuso nel silenzio. È più deluso per la mancata elezione del vostro candidato Dell’Utri o per la mancata ricompensa dell’“aiutino” a Tamajo?
«Ho scelto un po’ di sano silenzio. Con Dell’Utri abbiamo avuto un buon risultato, indispensabile per il secondo seggio alla Chinnici. Non abbiamo mai chiesto, e men che mai concordato, ricompense di alcun tipo. Solo una consolidata e sincera amicizia col presidente e una sentita lealtà. Il mio modo di interpretare la politica è cambiato: se “esternare” significa lanciare messaggi per chiedere di più, non credo che esternerò più tanto, ma saranno i vari rappresentanti della Dc a esternare, se e solo è necessario. La Dc ha una classe dirigente giovane e competente, io sono al loro servizio per i consigli e il confronto. Ma mi creda è una squadra sempre più autonoma e indipendente, che si muove e porta i risultati. E quindi da settembre potrò tornare e dedicarmi di più al Burundi».
Che ne sarà della sua Dc? Sembra condannata a un supplizio: più cresce in Sicilia e più a livello nazionale viene lasciata fuori dalla porta. S’è rassegnato a restare il leader di una forza regionale?
«La Dc è di tanti che la votano e non mia. E preoccupa perché lavora e cresce. La Sicilia da sempre ha visto la Dc anticipare i tempi ed è ciò che sta accadendo: i nostri amici democristiani assopiti in altre realtà si stanno risvegliando e sono pronti a fare la loro parte, vedrà che ci sarà una Democrazia cristiana nazionale. Alle prossime elezioni in enti locali, Regionali e Politiche con l’attuale sistema elettorale, il centrodestra sa di non poter fare a meno della Dc. Sarà tutt’altra musica e ballare insieme conviene a tutti. La federazione con Noi Moderati e altri partiti di centro ci consentirà di costruire un’area di valori ancorata alla dottrina sociale della Chiesa di cui questo Paese sente il bisogno».
Firmerebbe il referendum contro l’Autonomia differenziata?
«Domanda difficile: la Sicilia è da tempo autonoma e differenziata, ma lo Stato in realtà non ci ha mai consentito l’Autonomia che lo Statuto ci riconosce. I doveri verso se stessi, gli elettori e la Sicilia non sono indipendenti l’uno dall’altro. Non si può servire la Sicilia facendo torto a se stessi o agli elettori. Similmente, non si possono servire gli elettori facendo torto alla Sicilia. Quindi, su questa domanda mi permetto di essere d’accordo con Lombardo: la legge sull’autonomia differenziata andrebbe ritirata».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA