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Crisi idrica, città di Ribera chiede seconda irrigazione e Sciacca vuole la “sua” acqua
Al momento l’ipotesi di lavoro comunicata ai sindaci dall’assessore regionale alle Acque Roberto Di Mauro è quella di una possibile disponibilità di non più di seicentomila metri cubi di acqua
Chiedono una seconda irrigazione di soccorso, dopo quella che a fatica è stata ottenuta nel mese di luglio che si sta concludendo, i produttori agricoli del comprensorio di Ribera (Agrigento).A farsene portavoce è il sindaco del comune riberese Matteo Ruvolo: «L’acqua erogata in questi giorni – dice – ci fa sperare di potere salvare almeno le piante, perché il raccolto purtroppo è già stato ampiamente compromesso dalla siccità da cui siamo reduci. Si pensi che, nelle annate normali, di irrigazioni se ne autorizzano da cinque a sei. Chiediamo al presidente Schifani, alla cabina di regia, all’Autorità di bacino, al Consorzio di bonifica e al dipartimento delle Acque – aggiunge Ruvolo – di fare un nuovo sforzo per rendere disponibili almeno altri due milioni di metri cubi di acqua dalle dighe Castello, Raia di Prizzi e Gammauta, destinandoli ad aranceti, pescheti e uliveti che insistono nelle nostre zone. I produttori sono letteralmente in ginocchio».
Al momento l’ipotesi di lavoro comunicata ai sindaci dall’assessore regionale alle Acque Roberto Di Mauro è quella di una possibile disponibilità di non più di seicentomila metri cubi di acqua. «Non bastano, non risolverebbero il problema, rischiamo una guerra tra poveri tra i contadini», aggiunge Ruvolo. «Noi – conclude il sindaco – riteniamo urgente una nuova valutazione dei volumi d’acqua degli invasi. Sappiamo che in massima parte la risorsa disponibile è stata destinata agli usi civici, ma abbiamo ragioni fondate per ritenere che possa essere disponibile un quantitativo di acqua ben più alto».
E sempre nell’Agrigentino fa sentire la sua voce anche il sindaco di Sciacca. «I due nuovi pozzi idrici che si stanno realizzando nel nostro comune dovranno prima soddisfare il fabbisogno della sua popolazione, e dopo quelli degli altri comuni della provincia”, dice il sindaco Fabio Termine. Che accusa Aica, la società pubblica che gestisce le risorse idriche nell’Agrigentino di non essere in grado di gestire l’attuale emergenza idrica.
«Chiediamo – aggiunge il primo cittadino – trasparenza e rispetto rigoroso degli impegni. Ci sono continui disservizi e turni di erogazione che vengono ripetutamente annullati o rinviati senza che al cittadino sia data alcuna spiegazione, non è così che si fronteggia la crisi».Per Termine Aica non è in condizione nemmeno di riparare tempestivamente le numerose perdite idriche che si verificano nel territorio comunale di Sciacca: «A questo punto – dice – i necessari interventi di ripristino saranno fatti dal comune, che poi si rivarrà con l’azienda idrica».Per quanto riguarda il presunto “danno di immagine” lamentato dagli albergatori, Fabio Termine osserva che «i turisti sono importanti, ma lo sono anche i cittadini. Quelli di Sciacca sono stanchi e furiosi, chiedono che i turni di erogazione siano chiari, pur nella consapevolezza che l’attuale situazione costringe tutti a ricevere l’acqua non certo ogni giorno, e neanche un giorno sì e un giorno no. Ma se si stabilisce un turno idrico ogni tre giorni, così deve essere. Non si può indicare un turno ogni tre giorni e poi fare arrivare l’acqua dopo 20 giorni, noi diciamo basta».«Nessuno può pensare che preleviamo l’acqua delle sorgenti del comune di Sciacca lasciando Sciacca nei guai», replica Settimio Cantone, presidente di Aica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA