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l'accordo
Catania: acqua, depuratori e fogne, un affare da due miliardi di euro
Gestore unico. Firmata, dopo vent’anni, la convenzione tra l’Ati idrica e la società mista Sie Spa
Ci sono voluti vent’anni ma, alla fine, il contenzioso sembra essersi risolto e la provincia di Catania potrà avere il suo gestore unico dell’acqua. Una rivoluzione miliardaria che contiene una promessa, mentre la Sicilia muore di sete: «Investimenti più coerenti, servizi migliori, meno perdite nella rete idrica». Almeno quella destinata al consumo idropotabile, cioè i tubi che portano l’acqua alle case dei cittadini della provincia di Catania.È stata firmata ieri mattina la convenzione, della durata di 29 anni, tra l’Assemblea territoriale idrica (Ati) del capoluogo etneo e la Sie, Servizi idrici etnei. La società per azioni che, già dal lontano 2005, stando ad aggiudicazioni di gare e convenzioni, avrebbe dovuto gestire il servizio idrico integrato nei 58 Comuni del Catanese. Occupandosi, cioè, non solo di fare arrivare l’acqua nei rubinetti dei cittadini, ma anche del collettamento fognario e della depurazione dei reflui. Un impegno da due miliardi e 200 milioni di euro, dei quali 1,3 miliardi per «lavori la cui esecuzione è affidata direttamente al gestore».
«Sono stato testimone di questa storia anche all’epoca, in qualità di sindaco di Adrano», spiega l’autonomista Fabio Mancuso, anche oggi primo cittadino adranita ma, soprattutto, presidente dell’Ati di Catania che ha firmato ieri mattina il documento che affida a Sie (di nuovo) la gestione di acqua, fogne e depuratori nella principale provincia della Sicilia orientale. E questa, stavolta, dovrebbe essere la volta buona. Per comprendere i contorni di quella che sulla stampa è spesso stata definita «la battaglia dell’acqua» bisogna tornare al 2004. Alla Provincia di Catania, parlandone da viva, sedeva l’allora presidente Raffaele Lombardo. È in quel momento che il Consorzio d’ambito territoriale ottimale (Ato) Acque Catania – oggi in liquidazione, allora in perfetta salute – decide per l’affidamento «del servizio idrico integrato ed esecuzione delle relative opere di acquedotto, fognatura e depurazione a una società mista a prevalente capitale pubblico avente come soci, assieme ai soggetti pubblici interessati, un socio privato di minoranza scelto mediante procedura di evidenza pubblica».
La Provincia costituisce allora la Sie, di cui è unica socia. Decidendo, però, l’apertura della compagine sociale ai Comuni e a un privato da individuare con una gara. Che si fa. Il 23 dicembre 2005 viene aggiudicata al raggruppamento Acoset spa (poi confluito in Hydro srl). Il 24 dicembre, l’assemblea dei soci del Consorzio Ato approva l’aggiudicazione e il raggruppamento sottoscrive un aumento di capitale di Sie. In altri termini, il giorno della vigilia di Natale di vent’anni fa, un gruppo di aziende – pubbliche e private – entrano nella Sie. E cioè nella futura gestione del liquido più prezioso che ci sia.Da questo punto in poi, la storia si complica enormemente: per vent’anni, nelle aule del tribunale amministrativo di Catania, del Cga della Regione Siciliana e anche in quelle dei giudici civili, si discute dell’aggiudicazione della gara e della legittimità o meno della «convenzione di gestione» successivamente stipulata. Le sentenze sono complesse e, in qualche caso, anche tra loro contraddittorie. Basterà citare le ultime: tra il 2021 e il 2022 – mentre Sie spa avanzava una richiesta risarcitoria da quasi 37 milioni di euro solo «per il ritardo» di avvio del servizio – il Consiglio di Giustizia amministrativa chiarisce che l’aggiudicazione del 2005 è valida e che lo è anche la convenzione firmata ai tempi. «Devono pertanto essere consegnati gli impianti idrici dell’intero ambito territoriale ottimale alla società Sie al fine di fare gestire a questa ultima il servizio idrico integrato», si legge nelle carte.
Perché si arrivi a un nuovo accordo e a nuovi termini tra l’Ati idrica e Sie è stato necessario che passassero altri anni. Mentre si consumava un conflitto politico risolto solo con l’invio, da parte della Regione Siciliana, di un commissario ad acta, ad aprile 2024. Approvata la nuova bozza di accordo tra l’Assemblea territoriale idrica e Sie spa, c’era solo da firmarla. «La soddisfazione è già tanta – afferma il presidente Mancuso – Ma sarà enorme se porterà a maggiore efficacia ed efficienza in un servizio che, al momento, fa acqua da tutte le parti». Il gioco di parole ha la forma delle reti colabrodo della provincia di Catania: le stime dicono che tubi vetusti disperdono circa il 65 per cento delle risorse idriche di cui la provincia, tra l’Etna e le sorgenti, non sarebbe certo privo.
«Finalmente possiamo dedicarci con impegno al fare le cose e siamo consapevoli di quanto il compito da realizzare sia difficile», afferma a La Sicilia Sergio Cassar, amministratore delegato di Sie spa. «Adesso possiamo programmare tutti i lavori che ci sono da fare: non solo il miglioramento delle reti, ma anche il lavoro sulla depurazione, il collettamento extracomunale. Ci stanno consegnando un servizio idrico che per l’87 per cento non fa raccolta di reflui, che quindi vanno a disperdersi». Nella speranza che il modello misto sia quello più efficiente: dentro a Sie spa, oltre ai privati, ci sono tutti i Comuni e la Città metropolitana.