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Alfonso Cipolla lascia l’Akragas: ecco qual è la vera ragione (che non è tecnica e nemmeno economica)

Il capitano non proseguirà con i colori biancoazzurri. E i tifosi mugugnano.

Di Fabio Russello |

Alfonso Cipolla, senza fare alcuna debita proporzione (tenuto conto che il tifo non conosce categorie), è un caso uguale a quello di Francesco Totti con la Roma: agrigentino e capitano, amatissimo dai tifosi, di quelli della curva come di quelli della tribuna. E come nessuno immaginava – prima che accadesse – che ci fosse una Roma senza Totti, è difficile immaginare un’Akragas senza Cipolla.

Non c’è dunque da stupirsi se la tifoseria abbia accolto con rammarico – per usare un eufemismo – la decisione del club di non riconfermare il difensore per la stagione che ricomincia tra qualche settimana. I sentimenti dei tifosi spesso non sono guidati dalla razionalità ma dal sentimento che prescinde da tutto (ed è bellissimo proprio per questo).

L’Akragas in un comunicato pubblicato sui social parla di «enorme rammarico», di «magnifica avventura durata 5 anni» ma, e qui il “ma” è grande quanto una casa, «la scelta della Società è di natura organizzativa», perché l’Akragas «non accetta, quest’anno, calciatori sotto contratto con aziende di qualsiasi genere e che svolgono altri tipi di lavoro».

Se vi ricordate è un po’ la stessa cosa cosa che accadde con il tecnico Giancarlo Betta l’anno della serie D, poi vinta con Vincenzo Feola in panchina, che pagò non solo la folle scelta di preferire Chiaria a Meloni ma anche il fatto che era un allenatore part time avendo un impiego pubblico a 200 km da Agrigento.

Pure Alfonso Cipolla ha del resto un altro lavoro, va per i 33 anni, e nessuno può chiedergli, in una realtà come quella di Agrigento, di rinunciare ad un impiego fisso. Del resto a 33 anni non può certo sognare una svolta nella sua carriera. In serie D ha comunque dimostrato di poterci stare e di poter giocare a questo livello.

Ora il punto è: perché la società ha deciso di interrompere il rapporto? Cipolla è uno che nello spogliatoio pesa tantissimo e lo spogliatoio come chiunque sia appassionato di sport sa è un luogo dagli equilibri delicatissimi.

Può una squadra che fa il semiprofessionismo fissare, ad esempio, gli orari degli allenamenti a seconda delle esigenze – legittime ma non sacrosante – del capitano? Secondo me no, se fai la serie D.

Esattamente per la stessa ragione per la quale dieci anni fa il club non accettò un allenatore che faceva anche un altro mestiere. La decisione che non è tecnica (ma di natura comunque “para tecnica”) può non piacere ma guai se le scelte tecniche fossero prese a seconda degli umori della piazza. Il no a Cipolla non dipende dunque né da questioni tecniche (Bonfatto lo avrebbe schiarato volentieri) e nemmeno da ragioni economiche (non si è nemmeno arrivati a parlare di soldi).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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