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Affittopoli a luci rosse in centro a Catania: viaggio tra i nuovi speculatori della prostituzione

Le escort pagano un canone anche di 50 euro per sola mezza giornata. Dopo l’ultimo blitz aperta la caccia ai proprietari di fruttuose alcove in città

Di Laura Distefano |

«Pronto? Come posso darti piacere? Al momento sono a Catania. Mi fermo per 48 ore». Elsa, nome di fantasia, risponde al cellulare al primo squillo. Dall’altro lato si aspetta di trovare un cliente. Non certo una giornalista. La voce da suadente diventa un po’ piccata dopo le presentazioni. Ma non stacca. Forse più per curiosità che per cortesia.

Le spieghiamo come abbiamo trovato il suo numero («da un famoso sito di annunci hot») e il motivo della chiamata a brucia pelo. «Ma mi sta registrando? Rimane tutto nell’anominato?». Appena le assicuriamo la totale privacy l’escort, una trans, si confida e confessa. «Un business che fa girare tantissimi soldi. Io arrivo a pagare anche 50 euro per mezza giornata. E se ho bisogno di allungare l’affitto il proprietario rifiuta perché l’appartamento è già occupato. Il servizio però è completo – assicura – mi fanno trovare lenzuola pulite tigrate o leopardate, atmosfera intima con luci soffuse. Io mi muovo tra Catania e Palermo. Qui clienti se ne trovano tantissimi. Certo con canoni così alti la tariffa sale. Io ormai vado dallo stesso proprietario da anni, ha un appartamento in centro a pochi passi da via Etnea. Comodissimo. Purtroppo ho anche avuto brutte esperienze. Con chi mi faceva un prezzo al telefono e poi lo raddoppiava per consegnarmi le chiavi. Alcune mie colleghe mi hanno raccontato di brutti ceffi, che oltre ai soldi della locazione volevano anche prestazioni gratis. Una trans che si è rifiutata è stata anche picchiata. I pagamenti? Tutto in contanti».

Elsa, come Tiffany e Samantha. Escort in trasferta. Che viaggiano da una città all’altra offrendo sesso a pagamento. Prostituirsi non è reato in Italia. Ma favorire e sfruttare sì. Lo stabilisce la legge 20 febbraio 1958, n. 75 “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui”. Comunemente è conosciuta come legge Merlin, che portò alla chiusura delle case chiuse.

Il business

Tutta apparenza. Perché il mondo delle luci rosse, indoor, non si spegnerà mai. A Catania c’è un vero e proprio business illecito che sfrutta la forte domanda di prestazioni sessuali. Ed è quello degli affitti a canoni estremamente alti a squillo, escort, gigolò. L’affittopoli del sesso. Attenzione, dare in locazione una casa a una prostituta non è reato. Per essere incriminati servono determinati requisiti: dal canone maggiorato rispetto ai parametri di mercato all’aiuto concreto all’attività.

Fare emergere questo fenomeno non è certamente semplice. Le prostitute, nonostante siano consapevoli di essere vittime dei titolari degli alloggi che fanno lievitare i fitti, non denunciano. Ma diverse operazioni di polizia e carabinieri in Sicilia hanno portato alla denuncia dei proprietari degli immobili, anche di intere palazzine adibite al meretricio.

Qualche giorno fa c’è stato a livello nazionale un blitz nazionale, che ha visto protagoniste le squadre mobili di diverse città, per contrastare proprio i reati di sfruttamento e favoreggiamento alla prostituzione. A Catania i poliziotti hanno localizzato in centro e a San Berillo vecchio (uno per la precisione) diverse case del sesso su cui hanno avviato delle indagini. E tra questi approfondimenti ci potrebbe essere quello di verificare se i proprietari abbiano violato la legge in materia. E quindi se vadano denunciati come è accaduto l’anno scorso per il locatario di alcuni appartamenti in via Milano e in via Bologna, dove fu accertato si esercitava il meretricio. In quel caso si operava addirittura in “sub-locazione” di 50 euro al giorno. E infatti in totale ci furono cinque iscrizioni nel registro degli indagati che portarono il gip a disporre il sequestro. I poliziotti infatti misero i sigilli davanti ai portoni. Le indagini, che durarono parecchi mesi, portarono a dimostrare che il proprietario non solo sarebbe stato consapevole dell’attività di prostituzione esercitata negli appartamenti in locazione, ma ne aveva, altresì, tratto un profitto. Che è illecito.

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