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IL SINDACO d'ITALIA

Intervista a Cateno De Luca: «Alle Europee fallito lo sdoganamento nazionale. Per la Regione invece facciamo le primarie degli anti-Schifani»

Il leader di Sud chiama Nord parla del flop elettorale e dei piani di una coalizione alternativa al centrodestra per il governo della Sicilia

Di Mario Barresi |

Onorevole De Luca, che fa? Si lecca le ferite?

«Passeggio in riva al torrente di Fiumedinisi. Sapesse quanti leader politici sono venuti e continuano a venirci. Ah, se questo torrente potesse parlare…».

Passeggia sul torrente mentre si lecca le ferite…

«Alle Europee è stata una sconfitta. Lo sdoganamento nazionale è fallito. Ne prendo atto: il risultato è chiaro: inutile coltivare sogni da movimento nazionale. Ed è una constatazione irreversibile».

Ha voluto fare un salto più lungo della gamba.

«Il problema non è il salto. Ma quello che io chiamo il “bollino Chiquita”. Siamo stati travolti da una campagna elettorale trainata dalle segreterie nazionali. I risultati li hanno fatti loro nei salotti tv dove per noi non c’era posto».

Ma ciò non basta a spiegare l’1,22 per cento di Libertà.

«Le sfugge un dato: il gradimento individuale. Nel rapporto fra voti di lista e preferenze dei candidati, in Sicilia sono andato meglio della Meloni: ho preso oltre il 60 per cento dei nostri 115mila voti, lei il 59 su 180mila. E la Schlein è al 30 per cento».

Comunque: l’operazione “De Luca sindaco d’Italia” è archiviata. E anche a livello regionale le sue ambizioni escono ridimensionate dallo spoglio di domenica.

«E perché? Abbiamo mantenuto il 7 per cento delle Politiche, quello è il termine di paragone».

Veramente ci aveva detto di puntare al 15 per cento…

«Ho un consenso comunque radicato: mezzo milione di voti, il 24 per cento, alle Regionali, meno di due anni fa. Ripartiamo da qui e adesso mi concentro sulla Sicilia».

Si ricandiderà a presidente della Regione?

«Sì, ma sarei uno sprovveduto se rilanciassi oggi una corsa solitaria. C’è un fronte di opposizione alle destre? Uniamoci. Il perimetro è già delineato: chi non è al governo regionale. Senza accettare “pentiti” dell’ultim’ora. Patti chiari e amicizia lunga».

Con lei candidato governatore, of course?

«Io sono pronto a fare le primarie coinvolgendo tutte le forze alternative alle destre, nessuna esclusa. Misuriamoci, ma almeno un anno prima del voto. Dall’estate del 2026 dovrà cominciare una campagna elettorale in cui ai siciliani presenteremo il programma e la squadra di governo al completo».

Pd e M5S accetteranno? Dopo le Europee il suo potere contrattuale sul centrosinistra è molto diminuito.

«Accetteranno se vogliono evitare di sembrare un’ammucchiata e soprattutto per recuperare la credibilità persa con i siciliani dopo i tradimenti del 2022, Chinnici docet. E comunque non sarebbero primarie del fronte progressista, ma di una coalizione alternativa al governo Schifani. Io non appartengo al centrosinistra…».

Ed è proprio questo che le rinfaccia chi, come Sinistra italiana, non la vuole nemmeno al tavolo…

«Io ho simpatia e stima anche da elettori di centrodestra e porto come valore aggiunto la possibilità di prendere voti anche dall’altra parte, oltre a competenza e capacità amministrativa. Non impongo la mia candidatura, ma voglio misurarmi alle primarie. Mi sembrano condizioni accettabili se volessero finalmente vincere e governare la Sicilia».

Se non le accettassero?

«Significherebbe che i leader, quelli del “bollino Chiquita”, non daranno mani libere alle segreterie regionali. Accettando la condanna alla sconfitta. Io stavolta non faccio lo “sfascista”: li aspetto. Ma, se non vogliono le primarie, mi candido da solo…»,COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA