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Verso il voto
Europee, l’ex meloniano Stancanelli: «Macchè patentino antifascista! La Lega mi supporta in maniera compatta»
L'europarlamentare, ex FdI, ribadisce con convinzione il passaggio al partito di Salvini in cui si è sentito accolto e capito
Onorevole Stancanelli, sono passati due mesi dall’intervista in cui, da eurodeputato di FdI, annunciò di accettare la proposta di ricandidarsi con la Lega. Cos’è successo in questo frangente?«Ho fatto campagna elettorale. Ho girato la Sicilia e sono stato molto colpito dall’entusiasmo e dall’apprezzamento di tante donne e tanti uomini della destra, che non solo hanno compreso la mia scelta, ma si sono messi in movimento per supportarmi. Ed è la cosa che mi ha inorgoglito di più in questa bella campagna elettorale».
Come è stato accolto nella Lega?«È l’altro aspetto straordinario di queste settimane: l’accoglienza, affettuosa e partecipe, di dirigenti e militanti della Lega, che non solo non mi hanno chiesto alcuna sconfessione del mio trascorso politico, culturale e umano, ma mi stanno supportando in maniera compatta. Vorrei citare la manifestazione di Sammartino con Salvini a Catania, in un teatro stracolmo: non appena ho rivendicato l’appartenenza alla destra sociale è partito un applauso fragoroso e convinto».
Ha citato Sammartino, che è il suo big sponsor. Quanto pesa in campagna elettorale l’inchiesta giudiziaria?«Non sono solito commentare l’operato della magistratura, che rispetto e da cui mi auguro una completa chiarificazione. Mi limito a sottolineare che quando, con grande correttezza, mi è stato chiesto cosa avrei fatto, lasciandomi libero sulla candidatura, ho subito chiarito, come è mio costume, che non si può essere amici nei momenti belli e far finta di non conoscersi nei momenti difficili. Anche questo significa essere di destra».
Di destra, ma con la Lega. Che magari gli storici elettori non digeriscono…«Ho già avuto modo di dire che l’accettazione della proposta di Sammartino e Salvini sulla candidatura era motivata anche dalla trasformazione della Lega in partito nazionale che ha preso a cuore il Sud e la Sicilia. Con i fatti: dal contributo straordinario di 535 milioni che ha salvato i conti del Comune di Catania al massiccio piano di infrastrutture, fino al Ponte sullo Stretto. Queste cose le sto raccontando mentre giro l’Isola: trovo accoglienza e convinzione che superano ampiamente le perplessità sulla vecchia Lega. E penso di dare un contributo, mettendoci la faccia, affinché le residue diffidenze vengano dissipate».
Non le crea imbarazzo essere nella stessa lista con Vannacci?«Nessun imbarazzo. È evidente che ognuno fa campagna elettorale per sé. Ma mi lasci dire che non appartengo alla schiera di chi ha sempre la puzza sotto il naso. Forse alcune sue espressioni sono forti, ma Vannacci ha scritto e dice cose di buon senso, che la gente comune capisce e sente».
Alcune cose sono sin troppo forti. Come tirare fuori la Decima Mas in un Paese in cui ancora, ogni 25 Aprile, ci si scontra sul tema dell’antifascismo.«Ho un grande rispetto per gli antifascisti che difendevano le loro idee, anche combattendo, durante il fascismo. Ma chiedere oggi “professione” di antifascismo è veramente surreale. Faccio politica da tanti anni, ho aderito da giovane al Msi, con tutto ciò che comporta in termini morali, ideali e umani. Non ho nulla da rinnegare. E nelle mie numerose esperienze, sempre da esponente di destra, quando ho fatto il deputato e l’assessore regionale, il sindaco di Catania, il senatore e in ultimo l’europarlamentare, mai nessuno ha preteso da me il “patentino” di antifascista. Anche perché non mi interessa averlo. La nostra gente vuole invece essere rappresentata da chi dimostra, concretamente, di essere un bravo amministratore o legislatore. E questo lo ha capito anche Vannacci, che incontra il rispetto degli italiani di buon senso».
Giusto per restare sulla nostalgia: nessun rimpianto per l’addio a FdI?«Ritengo di essermi sempre comportato con correttezza e lealtà. Ho posto, nei modi e nei tempi opportuni, la questione del mio futuro e non mi hanno mai dato risposta, né chiamato. La mia militanza è stata quasi cancellata. Come se fossi stato condannato, non so da chi e perché, a una “damnatio memoriae”. Ma non ho mai voluto polemizzare e non lo farò adesso. Restano i rapporti umani, con alcuni dirigenti, e la stima di tanti militanti che continuano a volermi bene. Tutto il resto appartiene al passato».
Parliamo di futuro. Cosa vorrebbe fare nel suo secondo mandato in Ue?«Da uomo di legge mi piacerebbe continuare a occuparmi, come ho fatto da vicepresidente della commissione “Iuri”, di questioni che entrano nella vita quotidiana di tutti i cittadini. Gli altri dossier importanti riguardano la pesca e l’agricoltura: chi va a Bruxelles e ha a cuore i siciliani deve essere in prima linea su questi temi. A maggior ragione se si tratta di un eurodeputato eletto con la Lega, che in Sicilia si fregia dei risultati di un ottimo assessore regionale all’Agricoltura».
A proposito: l’esito delle Europee in Sicilia inciderà sul governo Schifani?«Come lei ben sa, non mi occupo di politica regionale da qualche anno. Quando lo facevo ritengo che me la cavassi bene, anche se qualche amico, scherzosamente, mi rinfaccia una grande vittoria diplomatica che si trasformò in delusione. Comunque si vota per scegliere i parlamentari europei che dovranno rappresentare la Sicilia e avranno il dovere di studiare e di lavorare. Sentire parlare di prove muscolari, conte interne, cordate, derby, dimissioni e rimpasti mi fa dubitare che c’è chi non ha capito il vero senso di questo voto».
In molti dicono: Stancanelli arriva primo nella lista, ma la Lega non prende il seggio in Sicilia. Sarebbe una beffa…«Sapremo tutto lunedì prossimo. Ma non vede quanto sono sereno?»