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Cavalieri del Lavoro, Giovanni Arena: «Per fare impresa bisogna avere la schiena dritta»

Lavoro pilastro della Repubblica troppe volte precario e insicuro

Di Laura Distefano |

Lavoro. Dovrebbe essere la benzina del motore della Repubblica. Il condizionale diventa d’obbligo quando si guarda a quello che accade attorno a noi. Disoccupazione, precariato, incidenti. Giovanni Arena è l’imprenditore siciliano che ha ricevuto il riconoscimento di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un traguardo che significa anche responsabilità.

Famiglia e Lavoro sono i due pilastri della Repubblica Italiana, che oggi celebriamo. Principi sanciti dalla Costituzione. Quindi essere imprenditori assume un ruolo etico e sociale, prima ancora che economico.«Il primo articolo della Costituzione afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. E diciamo questo principio è stato sempre il pilastro su cui si è fondata l’attività del nostro gruppo. Dunque è consona è al riconoscimento che mi è stato conferito e in linea con i valori con cui facciamo e vogliamo fare impresa».

A tal proposito è difficile fare impresa in Sicilia?«Io dico che basta avere la schiena dritta e avere sempre chiari quelli che sono i valori e l’etica aziendale per poterla trasferire anche ai propri collaboratori. Questo permette di poter fare impresa anche in questa regione. Sicuramente va detto che non sono più gli anni bui, ’70, ’80 e ’90, dove sicuramente fare impresa in Sicilia era molto più complicato rispetto ad oggi. Ma le nuove generazioni e quelle future hanno una visione diversa rispetto alle culture del passato».L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma è anche un Paese dove c’è un altissimo tasso di precariato nel lavoro. Da quella parte della barricata quale è la prospettiva?«Da imprenditore mi sento di dire che la politica e le istituzioni devono intervenire nel contrasto alla dispersione scolastica. Dobbiamo cominciare a infondere già dalle scuole primarie e superiori quella che è la cultura del lavoro, della legalità e della conoscenza. In molti casi c’è disoccupazione perché c’è poca preparazione scolastica. Dobbiamo far si che i giovani abbiano quella sete di istruzione e conoscenza per essere pronti e competitivi nel mercato del lavoro. Quello che le posso dire è che molte volte abbiamo il problema inverso: non troviamo professionalità specializzate in alcuni settori. Infatti siamo in stretto contatto con le Università per il recruiting di talenti che possano permetterci di farci affrontare quelle che sono le esigenze del mercato di oggi e di domani».

Un altro tema è quello della sicurezza.«Noi siamo molto sensibili su questo tema. Abbiamo un settore dedicato con personale in continuo aggiornamento, anche normativo».Ultimamente, sono accaduti gravi incidenti.«Sono notizie che portano molta tristezza, ma troppe volte si trovano i colpevoli ancor prima dei processi. Sarebbe utile essere più cauti e prima di puntare il dito approfondire e verificare se ci siano davvero state delle responsabilità od omissioni da parte del datore di lavoro».I rapporti con i sindacati?«Abbiamo delle relazioni sindacali, soprattutto sui grandi temi della grande distribuzione vista la nostra positioning sul territorio, molto costruttive. Rispettiamo il loro ruolo, anche se nel nostro gruppo amiamo costruire rapporti diretti con i collaboratori senza intermediari».

I costi dell’energia vi hanno messo in difficoltà. Le Istituzioni vi hanno sostenuto?«Il periodo peggiore lo abbiamo superato. Gli ultimi due anni abbiamo avuto delle difficoltà per quanto riguarda gli alti costi di energia e del reperimento delle materie prime. Abbiamo assistito a un periodo di iperinflazione ma adesso la situazione sta rientrando. Anche se ancora non siamo in quella che potremmo definire normalità. Il governo ha contribuito ad attenuare nel 2022 e all’inizio del 2023 il costo dell’energia ….. ma in ogni caso non sono stati sufficienti a riportarlo ai livelli del 2020/2021. Per poter affrontare quel momento abbiamo attuato delle politiche su risparmio energetico ed eco-sostenibilità».

Ma non ha mai avuto un momento di scoramento? Che tutto potesse crollare?«Io sono cresciuto in azienda da bambino. Abbiamo vissuto momenti belli e meno belli. Ma il momento in cui ho avuto veramente paura, non dico di abbandonare ma di perdere tutto quello che avevamo costruito è stato proprio i primi giorni della pandemia quando si cominciava a parlare di chiusure. Poi le cose sono andate diversamente».

La guerra in Ucraina e il conflitto in Israele non vi preoccupa?«A me fa paura tutto quello che non dipende dalla nostra volontà, dal nostro sapere e dal nostro fare. Così come la guerra russo-ucraina che ha creato quella bolla speculativa sul costo dell’energia, una guerra in altri Paesi orientali potrebbero influire sull’approvvigionamento delle merci o delle materie prime. I rallentamenti sul canale di Suez sicuramente creano turbative nei mercati».Torniamo all’inizio. Che significato ha per Lei essere stato insignito del titolo di “cavaliere”?«Non pensavo di riuscire a raggiungere questo prezioso traguardo anche in considerazione della mia giovane età, ma per me tanto orgoglio. Per me questo è un riconoscimento alla mia famiglia, alla mia azienda e ai miei collaboratori. E in particolare a mio padre Cristeforo e mio zio Gioachino che purtroppo ci ha lasciati qualche anno fa, che sono stati coloro che mi hanno guidato nella mia avventura imprenditoriale».

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