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Economia

Sicilia, le luci e le ombre del rilancio economico: brusca frenata rispetto a tre anni fa

Il “Bollettino Mezzogiorno” del centro studi Srm di Napoli

Di Michele Guccione |

È un’economia a luci e ombre quella che viene fuori dall’ultimo “Bollettino Mezzogiorno” del centro studi Srm di Napoli collegato a Intesa Sanpaolo. Il team di economisti, guidato da Salvio Capasso, costituito da Agnese Casolaro con Erica D’Acunzo, ha stimato che il Pil della Sicilia nel 2022 è stato pari a quasi 96,9 miliardi di euro, il 22,5% dell’intero Prodotto interno lordo meridionale. Rispetto al 2021 si è registrata una crescita del 5,7%, ma per il Mezzogiorno è stata del +6,8%. Al contrario, nel 2021 il Pil della Sicilia era cresciuto del +9,6% sul 2020, mentre al Sud era cresciuto poco meno (+9,5%). Dunque, l’Isola pur crescendo ha subito una frenata. Infatti, a livello pro capite, il Pil siciliano nel 2022 risulta pari a 20.048 euro, valore inferiore rispetto al dato medio meridionale (21.612 euro) e nazionale (32.974). Questo a livello regionale.

Mentre, a livello provinciale e fra settori, tra il 2021 e il 2022 tutti i principali settori hanno registrato un aumento del Valore aggiunto, con un +12,5% per l’industria (8,9 miliardi), +5,6% per le costruzioni (4,4 miliardi), +5,1% per i servizi (70,1 miliardi) e +2,7% per l’agricoltura (3,8 miliardi). Andando allo scorso anno, la forza lavoro in Sicilia nel 2023 è stata mediamente pari a un milione e 675mila persone (il 22,9% del totale meridionale), in aumento del 4,5% rispetto al dato del 2022. Il numero di occupati è cresciuto del 5,5% portandosi a 1 milione e 411mila unità; mentre quello dei disoccupati è diminuito (-0,5%, 264mila unità). Il tasso di occupazione (il rapporto tra il numero di occupati e il totale della popolazione) ha raggiunto, quindi, il 39%, valore inferiore a quello registrato nel Mezzogiorno (42%), mentre quello di disoccupazione è sceso al 15,8% (dal 16,6% registrato nell’anno precedente). In calo anche il tasso di disoccupazione femminile, pari al 18%, ma ancora maggiore del 16,4% del Mezzogiorno e dell’8,8% dell’Italia.

Si è pure indebolito il tessuto economico. A fine 2023 in Sicilia risultano attive quasi 383mila imprese, il 22,2% del totale meridionale. Il loro numero registra un lieve calo rispetto al dato del 2022 (-0,1%); in particolare, mentre è calato il numero delle società di persone (-1,6%, a 31.807 unità) e delle imprese individuali (-1,1% a 253.105 unità), è aumentato quello delle società di capitali (+3,8% a 80.719 unità). Una tendenza analoga si registra nel Mezzogiorno e in Italia. In termini settoriali, sono diminuite le imprese di tutti i principali comparti, ad eccezione di quelle delle costruzioni che vedono una crescita dell’1,5% ancora per effetto del “Superbonus”.Di conseguenza, si è ridotto l’interscambio commerciale. Nel 2023 la Sicilia ha registrato un interscambio commerciale (import + export) con l’estero pari a circa 35 miliardi di euro, in calo dell’11,5% rispetto al dato del 2022; le importazioni sono state pari a 21,5 miliardi (-5,7%) e le esportazioni pari a 13,5 miliardi (-19,3%). Si registrano valori in calo per l’export verso i Paesi dell’Area euro (la principale area di destinazione dell’export regionale), con circa 4,5 miliardi di euro, ed un calo del 14,5%, e per le esportazioni verso i Paesi dell’area Med (-49,3% con circa 2,3 miliardi). Con riferimento ai principali settori manifatturieri, spicca il settore energetico (coke e i prodotti petroliferi) con 8,2 miliardi di euro di esportazioni, seppure in calo del 27,5%; seguono il settore dell’elettronica con 971 milioni (+1,9%) e quello alimentare con 945 milioni (-5,5%). Quanto ai mercati esteri, la Sicilia ha esportato merci per 4,4 miliardi verso i Paesi dell’area Euro (-14,5%), 771 milioni verso i Paesi europei non euro (-8,9%), 1,2 miliardi verso gli Usa (unico mercato in incremento, +7,6%), 340 milioni verso l’area Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) -3,5%; 2,3 miliardi verso l’area Med (-49,3%) e 4,4 miliardi verso il resto del mondo (-5%).

Quanto al credito, il livello totale degli impieghi in Sicilia al quarto trimestre 2023 è diminuito sia in termini congiunturali (-0,2% rispetto al terzo trimestre 2023) sia su base tendenziale (-1,1% rispetto al quarto trimestre 2022), attestandosi a quasi 56,9 miliardi di euro (il 21,8% del totale degli impieghi concessi nel Mezzogiorno), di cui 18,8 miliardi erogati alle imprese, in aumento dell’1,1% sul terzo trimestre del 2023. I depositi, invece, sono aumentati dell’1,3% a 75,5 miliardi.Esaminando la “qualità del credito”, il tasso di sofferenza ha registrato un lieve calo, portandosi al 2,3%, dato superiore al tasso medio meridionale e nazionale. Il tasso di interesse attivo su mutui e prestiti al quarto trimestre 2023 è stato, invece, pari al 3,67% per le famiglie consumatrici e addirittura al 5,18% per famiglie produttrici e ditte individuali; in entrambi i casi è in aumento rispetto al passato. Il tasso passivo riconosciuto dalle banche sui conti correnti è stato, poi, minimale, pari allo 0,28%, comunque in crescita rispetto al quarto trimestre 2022; in questo caso il tasso è superiore a quello offerto mediamente nel Mezzogiorno.

La programmazione dei fondi europei 2014-2020 ha assegnato alla Sicilia risorse (Fesr e Fse) per oltre 5 miliardi di euro (comprensivi di cofinanziato nazionale), relativi per l’84% al Fesr. A fine 2023, l’attuazione in termini di spesa è risultata pari al 75,4% della disponibilità complessiva, mentre in termini di risorse impegnate si raggiunge il 129,3%. In particolare, il Fesr mostra un livello superiore al Fse sia in riferimento ai pagamenti (76,2% contro 71,2%) sia in riferimento alle risorse impegnate (135,6% contro 96,8%).Da considerare, inoltre, che la Regione ha a disposizione, a valere sulla nuova Agenda 2021-2027, risorse per 5,8 miliardi di euro per il Po-Fesr e 1,5 miliardi di euro per il Po Fse+.

A livello di analisi dell’economia meridionale, sempre secondo Srm, a fine 2023 il Sud è andato leggermente meglio. Sono attive 1 milione e 728mila imprese, il 33,9% di quelle attive in Italia. Rispetto al 2022, il dato è in lieve calo (-0,5%); in particolare, mentre è diminuito il numero delle società di persone (-4% a 161.242 imprese) e delle imprese individuali (-1,2% a 1.102.957 unità), sono aumentate le società di capitali (+3,1% a 408.541 unità). Una tendenza analoga si riscontra anche nel Centro-Nord e in Italia. In termini settoriali, il numero di imprese attive è stato in crescita solo per le costruzioni (+0,6%), mostrando un calo per i restanti comparti: -2,6% per le imprese dell’agricoltura e -1,7% per le attività manifatturiere e del commercio.

In compenso, la forza lavoro è stata composta da 7 milioni e 330mila individui (il 28,7% del totale nazionale), in aumento del 2,8% rispetto al dato del 2022. È cresciuto sia il numero di occupati, pari a 6 milioni e 306mila persone (+3,1%) che quello dei disoccupati, pari a 1milione e 24mila persone (+0,6% a fronte di un -8,6% nel Centro-Nord e un -4% medio in Italia). Il tasso di occupazione ha registrato un aumento portandosi al 42%, mentre quello di disoccupazione è lievemente calato attestandosi al 14%; in diminuzione anche il tasso di disoccupazione femminile (da 16,9% a 16,4%).

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