Il lutto
E’ morto Franco Di Mare, l’inviato che si è ammalato di mesotelioma nei luoghi di guerra
Il giornalista aveva rivelato la sua malattia un mese fa a "Che Tempo che fa"
«Perchè un giornalista rischia la vita andando nei luoghi di guerra?» Franco Di Mare citava Hemingway: «Perchè in guerra si incontra bella gente: al di là delle bombe, del rischio che corri, c’è anche solidarietà tra i colleghi e tra le persone che incontri appunto per caso».Alla fine l’arbitro ha fischiato: non ce l’ha fatta ad arrivare al suo compleanno Franco di Mare, napoletano, nato l’8 luglio 1955, giornalista, ex inviato, scrittore, aveva 68 anni ed era affetto da mesotelioma. Ad annunciarlo la famiglia in una nota: «abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari si è spento oggi a Roma». Aveva emozionato il pubblico dopo che era stato ospite per presentare il suo libro “Le parole per dirlo, la guerra dentro e fuori di noi” (Sem editori) in un’apparizione drammatica, a “Che tempo che fa”, dove aveva rivelato di essere gravemente malato: «Ho un tumore molto cattivo, il mesotelioma: si prende respirando le particelle di amianto. Mi rimane poco da vivere ma non è ancora finita». L’ultimo post il 4 maggio per ringraziare tutti coloro che lo avevano sostenuto.
A Fazio, era il 28 aprile, aveva detto, «da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce» entrando nei dettagli di una vicenda che ha sconvolto il pubblico anche per le pesanti affermazioni sul comportamento che gli ha riservato la Rai (non la dirigenza attuale aveva precisato) dopo la scoperta della malattia. I vertici Rai avevano subito dopo fatto sapere di essere all’oscuro della sua vicenda e nei giorni successivi hanno spiegato di aver fatto recapitare a Di Mare le informazioni che aveva richiesto. Il giornalista 68enne aveva collegato la sua malattia ai tanti servizi da inviato di guerra, soprattutto nella ex Jugoslavia. Nel suo libro scrive: «La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, è causa immediata di dolori infiniti, disastri, morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo che finiscono. Ne è un tragico esempio la «Sindrome dei Balcani», la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall’inalazione di particelle d’amianto rilasciate nell’aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali».
Franco Di Mare si era laureato in Scienze Politiche all’Università Federico II di Napoli. Comincia a collaborare con diversi giornali tra cui L’Unità, per il quale si occupa prevalentemente di cronaca giudiziaria e di politica estera. Per Rizzoli ha pubblicato Il cecchino e la bambina (2009) e il romanzo bestseller “Non chiedere perchè” (2011) dove raccontava la storia di come ha incontrato in un orfanotrofio e si è innamorato di una bimba di 10 mesi che poi adotterà con il nome di Stella, che ha avuto tredici edizioni, ha vinto il Premio Roma e il Premio Fregene e si è classificato secondo al Premio Bancarella. Da questo libro è stata in seguito tratto il film tv per Rai1 «L’angelo di Sarajevo» con Beppe Fiorello che all’epoca incollò su Rai1 7milioni e mezzo di telespettatori. Fu l’attore all’epoca a chiedere con un sms (lo raccontò lui stesso) a Di Mare se poteva interpretare questo ruolo: «Dietro ogni uomo si nasconde una storia che vale la pena raccontare».
Nel 1991 Di Mare entra in Rai alla redazione esteri del TG2, dove nel 1995 assume la qualifica di inviato speciale occupandosi della Guerra dei Balcani. Qui potrebbe aver contratto la malattia che lo ha portato oggi alla morte. Nel 2002 passa al TG1, seguendo buona parte dei conflitti degli ultimi venti anni: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina. Nel corso della sua carriera giornalistica si è occupato di politica internazionale coprendo – sempre come inviato – i falliti colpi di stato in America Latina, le campagne elettorali presidenziali di Stati Uniti, Francia, Bulgaria e Algeria. È stato autore di servizi e documentari sulla criminalità organizzata nazionale (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia) e internazionale (Germania, Russia e Bulgaria). Ha realizzato inchieste e servizi a seguito di attentati terroristici in Giappone, Russia, Kenya, Egitto, Stati Uniti e Medio Oriente, nonché reportage da aree colpite da calamità naturali come l’Honduras, il Guatemala, il Nicaragua, l’Alabama, l’India, l’Anatolia e la Louisiana. Nel 2003 diviene conduttore televisivo su Rai 1, dove è al timone di Unomattina Estate, di Uno Mattina week end e poi dal 2004 di Uno Mattina. Dal 2005 al 2009 conduce Sabato e domenica programma d’informazione e attualità leader di ascolti nella fascia mattutina – in onda su Rai 1 – nel week end dalle 6,30 alle 9,30. Dal 2005 ha condotto le finestre del TG1 all’interno di Uno Mattina sempre su Rai 1 (tre spazi con news e approfondimenti), attività che ricopre anche per la stagione 2010-2011.Il 20 luglio 2019 diventa nuovo vicedirettore di Rai 1, con delega ad approfondimenti ed inchieste. Dal 14 gennaio 2020 è direttore generale dei programmi del giorno della Rai. Il 15 maggio 2020 assume la direzione di Rai 3 proprio qui tornerà Fabio Fazio. Il 19 giugno, a 40 anni dalla Strage di Ustica, conduce su Rai 3 lo speciale Volo Itavia 870.L’ultimo capitolo del suo ultimo libro è dedicato ai suoi affetti, la figlia Stella, le sorelle, il fratello, la moglie Giulia che ha sposato nei giorni scorsi, accanto a lui da 8 anni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA